Un miliardo e trecento milioni di figli unici (maschi)

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La legge del figlio unico in Cina (Aggiornato al 2004)

La popolazione della Cina è passata ufficialmente a 1 miliardo e 300 milioni di abitanti grazie alla nascita di un bambino di 3,66 kg nato due minuti dopo la mezzanotte di giovedì 6 gennaio al “Beijing Hospital of Gynecology and Obstetrics” di Pechino.

Più volte è stata riportata dai media la frase del neopadre il quale ha dichiarato che suo figlio sarà benedetto per tutta la vita. Zhang Yichi, a cui sono stati offerti numerosi contratti pubblicitari, non sarà il volto di nessuna campagna propagandistica delle società di prodotti per neonati e bambini. Il padre Zhang Tong, impiegato dell’Air China di 37 anni, ha ritenuto che proporre al figlio così tante campagne commerciali e quindi farlo già lavorare a soli pochi giorni di vita sarebbe stato controproducente per la sua crescita (effettivamente il bambino ancora troppo piccolo, forse in futuro potrà decidere autonomamente se sfruttare o no il suo titolo di cittadino 1 miliardo e 300milionesimo). Per ora i genitori si sono limitati ad accettare un’offerta di assicurazione da parte di una compagnia, non è chiaro però se il bimbo sarà il testimonial delle loro assicurazione.

Il China Daily in proposito riporta che un funzionario ha affermato che il nuovo cittadino che ha fatto salire a 1.300.000.000 probabilmente eserciterà una forte pressione sull’economia, sulle risorse, sull’ambiente e sulla società (il piccolo non si rende conto del peso che ha assunto la sua nascita e di tutte le discussioni in merito, fortunatamente ora le sue principali attività sono mangiare, fare pipì e cacca come tutti i neonati del mondo). L’occasione di questa nascita ha dato anche modo al governo di elogiare i benefici della politica dell’unico figlio. I media ufficiali vantano che è stato proprio grazie alla politica dell’unico figlio che non si è raggiunta la cifra di 1 miliardo e 300 milioni già quattro anni fa. Altre fonti giornalistiche invece ammettono che la stessa legge è stata mal applicata in altre località della Cina, senza dare però dei dettagli. I gruppi per i diritti umani oltre oceano come pure gli esponenti religiosi hanno criticato questa politica coercitiva e draconiana ed hanno accusato le autorità di aver più volte forzato delle donne all’aborto.

Amnesty non si è mai direttamente schierata in merito alla politica dell’unico figlio, poiché ritiene che ogni stato sia libero di pianificare in maniera autonoma la strategia che crede più opportuna in merito. L’argomento inizia ad attirare il suo interesse quando la legge entra nella sfera della mancanza di diritto dei singoli. Infatti secondo Amnesty privilegiando i benefici della comunità, si trascurano o si calpestano i diritti dell’individuo.

La Cina che sta intensificando gli sforzi per controllare la popolazione limitando le coppie a procreare una sola volta, ha introdotto la politica del figlio unico nel 1979 con Deng Xiaoping, poiché il paese più volte nella storia è stato oppresso da problemi di inondazioni e carestia e questa soluzione, ipoteticamente avrebbe dovuto permettere alle coppie di essere in grado di sfamare tutto il proprio parentado senza problemi ed avrebbe dovuto arginare l’esplosione demografica.

Le famiglie a cui è stato imposto, per legge, di concepire una volta sola, in caso di successivi parti da allora hanno dovuto pagare una sanzione di 160.527 Yuan, pari a 15mila Euro (cosa improponibile per una famiglia cinese media che guadagna all’anno 8.031 Yuan pari a 750 Euro). Da quando è stata promulgata questa legge solo ad un numero molto ristrettto di benestanti è stato possibile avere una prole numerosa.

L’esempio offerto della famiglia prototipo cinese è infatti 1+2+4: un figlio, due genitori, quattro nonni. (Se avete avuto modo di vedere alcune pubblicità degli ultimi anni affisse sui taxi di Pechino, avrete notato che molto spesso le banche per promuovere i loro prestiti alle famiglie moderne che devono acquistare la prima casa ricorrono all’immagine del primo nucleo 1+2). Il governo rivelò ufficialmente che la politica ebbe un grandissimo successo, quasi 250 milioni di nascite dal 1980 furono evitate. Il “People’s Daily”, edito dal Partito Comunista disse che non bisognava fermarsi a questo traguardo ma che era necessario mantenere permanente la legge per controllare le nascite.

La popolazione della Cina nel 2050 potrebbe raggiungere un picco di 1 miliardo e 600 milioni di abitanti, senza contare in non numerosi dichiarati. Il vantaggio più grande che ha offerto la legge, oltre a disinnescare la bomba demografica, è stato aumentare del 27% la frequenza dei ragazzi di campagna nelle scuole; una volta infatti le famiglie numerose non potevano permettere ai propri figli di avere un’istruzione superiore per motivi economici, dovendo sfamare più bocche.

Colpita alla testa, sospesa e legata alle caviglie sono alcune delle torture che ha subito Mao Hengfeng, una donna cinese di Shanghai poiché non ha rispettato la politica del figlio unico. La signora che sta scontando 18 mesi di lavori forzati, nell’aprile 2004 è stata condannata alla ”rieducazione attraverso il lavoro” dopo 15 anni di processo. Nonostante vigesse la legge dell’unico figlio la donna aveva desiderato e messo al mondo un secondo genito nel 1988 e per questo la fabbrica di sapone dove lavorava l’aveva licenziata. Ella aveva intentato allora una causa per far valere il suo diritto al lavoro. Durante il dibattimento legale la donna era rimasta incinta per una terza volta e con accordo del giudice, il quale aveva promesso di esprimere sentenza in suo favore consentendole di riavere il suo lavoro, Mao Hengfeng ha acconsentito all’aborto. La donna però è stata ugualmente condannata poiché ha infranto la normativa dell’unico figlio. Liu Qing, presidente di “Human Rights” (HRIC) ha denunciato le ripetute torture a cui è stata ripetutamente sottoposta. Nella provincia del Jiangsu, invece una coppia benestante di Wuxi, poiché ha deciso di far nascere il terzo figlio ha dovuto pagare il massimo della pena: 420mila Yuan pari a 52 mila Euro, perché una nuova postilla della legge dell’unico figlio applicata in alcune regioni dice che la multa è pari a 6 volte il proprio stipendio annuo.

A Shanghai, però per la penuria di giovani sul mercato del lavoro sono stati offerti anche incentivi fiscali alle coppie che fanno due figli. L’età media, secondo degli studi USA, potrebbe salire vertiginosamente tanto da portare i più che sessant’enni nel 2025 a 300 milioni. Hu Jintao , preoccupato di trovare un sistema previdenziale che garantisca delle pensioni di sussidio agli anziani, è stato consigliato da alcuni esperti di adottare la politica dei due figli in modo che questi possano ristabilizzare sia il divario generazionale che diventare una sicura colonna portante per le nuove famiglie. Shanghai che ha rispettato ligiamente la politica dell’unico figlio, ora ha dovuto decidere di rinunziarvi.

Dal 1993 la sua popolazione giovane è diminuita portando una crescita dell’età pensionata a cifre insostenibili, il 19% degli abitanti ha più di 60 anni. Ora la città ha deciso che vi sono 11 tipi diversi di famiglie che possono permettersi di aver un secondo figlio. Tra cui quelle composte da due figli unici che mettono famiglia, quelle che si separano ed hanno però già un solo figlio e quelle che abitano fuori dall’area urbana e presentano una disabilità che impedisce loro il lavoro. Se negli anni ’80 nascevano 180mila neonati ora ne nacono 60mila.

Peng Xizhe, un professore dell’Università Fudan di Shanghai, sostiene che nella città la politica dell’unico figlio è stata applicata con troppa severità ed un’alta percentuale di giovani coppie non vuole avere figli, come accade anche a Pechino, dove il 10% preferisce non procreare, non per il costo dei bambini ma per libera scelta poiché ritengono che la coppia sia più importante dei valori della maternità o della paternità. Le statistiche della Commissione popolazione e pianificazione familiare dalla promulgazione della nuova legge hanno rivelato che sono stati numerosi i permessi richiesti per il secondo figlio.

I genitori privilegiati in Cina in genere sono quelli che hanno dei gemelli, poiché non debbono pagare né multe né sovrattasse. Il presidente Hu Jintao, proprio perché si è creata l’emergenza per la denatalità, l’ invecchiamento accelerato e l’emergenza pensioni causata anche dal numero crescente di giovani che vogliono godersi il benessere senza figli, è più che favorevole all’introduzione limitata del secondo figlio. Se la maggioranza dei cinesi non ha abbandonato la credenza della “superiorità del maschio”, è la penuria di donne ormai una fonte di preoccupazione per le autorità di Pechino.

Il presidente allora ha ideato il festival dei gemelli per meglio introdurre la possibilità del secondo genito approvata per Shanghai. Sabato 3 ottobre 2004 la televisione di stato ed altre tv da tutte le parti della Cina, hanno aperto i propri servizi con il titolo «Pechino ci vede doppio» in occasione del primo festival che si è tenuto nella capitale cinese, in un parco in prossimità della Città Proibita. Si sono riunite 500 coppie di individui somiglianti o identici. Le coppie, dai 4 mesi ai 70 anni, abbigliate a festa o con cappelli, maglioncini, pantaloni pettinature rigorosamente uguali per accentuare maggiomente la somiglianza hanno animato ballando, suonando e cantando l’evento per ben quattro giorni.

Le autorità di Taiwan alcune volte hanno obbligato delle donne cinesi sposate con taiwanesi ad abortire per adeguarsi alla legge della Cina. Quelle che non hanno rispettato tali norme hanno subito contro la loro volontà l’aborto ed infine sono state sterilizzate; lo conferma Patricia Lin, legale della “Taiwan’s Straits Exchange Foundation”. La fondazione ritiene che dal momento che i bambini hanno residenza a Taiwan, le mamme non dovrebbero essere soggette alla legge cinese sul controllo della popolazione.

Anche se le unioni fra taiwanesi e cinesi sono in aumento, solo a 3600 cinesi è permesso di contrarre le nozze e trasferirsi nell’isola. Tuttavia le donne cinesi incinte e regolarmente sposate con taiwanesi stanno ottenendo il permesso da Taiwan per allungare i loro permessi provvisori e quindi poter rimanere fino al parto del figlio, che così potrebbe nascere senza alcun problema. Di alcuni dei casi riferiti dalla “Taiwan’s Straits Exchange Foundation” però non si hanno più notizie, poiché non è più stato possibile sapere se le donne ritornate nella madre patria siano state costrette o no all’aborto.

La tradizione che ha sempre prediletto le nascite di bambini a quelle delle bambine ha causato un gran numero di aborti di feti femminili, infanticidi e mancata registrazione all’anagrafe. (La pellicola The King of Masks tratta appunto della preferenza ai maschi radicatasi nella società attraverso la vita di una piccola bambina venduta come maschio).

Ovviamente, questi bambini non registrati, non hanno alcun diritto né per quanto riguarda l’istruzione, né per il diritto alla salute. Circa 120 maschi vengono registrati in media, mentre il numero delle registrazioni femminili è pari a 100. Nonostante questo sbilanciamento di generi, vi sono giornali che dicono che la legge dell’unico figlio deve continuare ad essere applicata. Ma la Cina ha capito anche che è necessario ribilanciare la situazione della mancanza di nascite di bambine. Da alte sfere governative è stato promulgata una legge che punisce severamente il traffico e l’abbandono di bambine e che stabilisce che l’aborto selettivo verrà messo al bando.

L’aborto selettivo è per lo più praticato da numerose coppie delle grandi città che sapendo di poter avere un unico figlio decidono, scoperto il sesso grazie all’ecografia, di rinunziare alla figlia femmina per ritentare con una possibile nascita di un maschio. Zhao Baige, direttrice e deputato della “China’s National Population Commission” aveva ribadito nel luglio 2004 che l’aborto selettivo è diventato illegale ed è severamente vietato.

La Cina ha infatti deciso di provare a regolare la proporzione del rapporto dei numeri tra i sessi livellandola fino al 2010. Zhao Baige specificò in proposito che è iniziato a Pechino un progetto dal nome “Girl Care” istituito per proteggere le bambine. In proposito ha ripetuto che la campagna di educazione nelle aree rurali della Cina insegnerà a rispettare e valorizzare le figlie quanto i figli. E’ consuetudine infatti dire che avere un bambino è una benezione più preziosa di qualsiasi tesoro e per questo nessuno si occupa e si cura delle bambine. Solo ai figli maschi è concesso di proseguire il culto degli antenati e solo loro vengono considerati in grado di garantire la discendenza; la società rurale li preferisce per il lavoro fisico nei campi (se però viaggiate per le campagne della Cina vedrete in ugual misura e modo lavorare sia donne che uomini).

Per questo motivo verranno dati dei supporti economici a quelle famiglie contadine che solitamente si affidavano in età avanzata alle cure dei figli maschi: verrano offerte alle famiglie con figlie sgravi fiscali, polizze gratuite fino alla maggiore età della figlia, vantaggi economici, rimborso delle rette scolastiche, sconti sull´affitto della casa e agevolazioni nella ricerca di lavoro. Zhang Weiqing dirigente della Commissione Nazionale per la pianificazione demografica, ha specificato sul quotidiano ufficiale China Daily , di essere favorevole alla nuova legge poiché questa potrà creare un ambiente più piacevole per le donne, promuovere l´uguaglianza tra i due sessi oltre che correggere lo squilibrio nelle nascite.

Questo però, secondo Zhao Baige, non significa rinnegare la politica dell’unico figlio, anzi a suo giudizio vi sono altre società asiatiche che nonostante sprovvisti di tale legge hanno sbilanciamenti simili. Zhang Weiqing, ha confermato la messa al bando dell’aborto selettivo, ma è scettico sulla effettiva voglia dei cinesi di rispettare la nuova legge, poiché sempre più nuove tecnologie renderebbero possibile identificare il sesso. Il divieto non ha ancora dato alcun risultato positivo. La polizia non riesce sempre a fermare i dottori che praticano clandestinamente gli aborti di bambine. Ed è difficile avere accesso alle statistiche per poter quantificarne il numero.

Fonti:
Amnesty International – Ansa – BBC Asia – Beijing Portal – Beijing Times – China Daily – China News Service – China Youth Daily – “Figlie della Cina” di Bamboo Hirst – news.com – “Storie di infanzia violata” di Stella Pende – Unicef – Xinhua

I ricercatori che sostengono che la Cina abbia meno bambine di quante ne dovrebbe avere, poiché milioni vengono abortite o uccise dopo la nascita, ritengono che gli uomini cinesi dovrebbe preoccuparsi poiché arriverà un momento nella loro vita in cui non riusciranno a trovare moglie. Molti bambini inoltre finiscono nel mercato nero del traffico di minori.“United Nations Children’s Fund” ha rivelato che nel 2003 circa 250mila donne e bambini sono stati vittime di questo traffico illegale.

Il 13 luglio 2004 furono in proposito fermati nella città di Hohoot in Mongolia interna 95 membri di una banda legata al traffico di dozzine di minori. La polizia disse che era riuscita a bloccare ed arrestare immediatamente 8 di questi membri dell’anello. Il blitz, frutto di una accurata ricerca perpetuata per mesi dalla polizia contro il traffico di minori, è stato criticato poiché si sospettava che le persone fermate rappresentassero solo la punta di un enorme ed intoccabile iceberg. Ma la polizia ribadì che l’ultima operazione aveva addirittura raggruppato per la vendita ben 76 bambini.

Il più grande aveva solo 5 giorni mentre il più piccolo aveva appena 2 ore di vita. Fu supposto che i piccoli erano stati comprati da un anello di traffico proveniente da dozzine di privati che gestivano ospedali e cliniche. Molte delle madri erano o non sposate o studentesse o disoccupate. Uno dei poliziotti raccontò alla BBC che la maggioranza dei neonati erano di sesso femminile ma non rivelò altri dettagli sui potenziali acquirenti di quel traffico (forse perché probabilmente rivelare gli acquirenti avrebbe implicato dover parlare del vergognoso mercato degli organi, dello sfruttamento minorile e dell’avviamento alla prostituzione).

Se alcuni vengono arrestati, altri invece sono condannati a morte come Li Guoju, un contadino della provincia dello Henan, che nel 2003 fu arrestato poiché trovato con un autobus che trasportava 28 bambine. L’uomo che è stato giustiziato nel settembre 2004, accusato di essere un membro di una gang che destinava i bambini alle coppie senza figli o ai matrimoni organizzati, ha dato alla polizia l’ennesima prova delle dimensioni allarmanti del traffico. Nel dicembre 2004 Christian Voumard, un rappresentante dell’Unicef a Pechino, ha spiegato come la situazione sia preoccupante soprattutto nei distretti più poveri della Cina, dove vengono rapiti circa 1000 bambini all’anno. Le vendite di minori inoltre possono raggiungere costi molto alti per gli acquirenti se si tratta di un maschio, il quale costa 3.600 $, mentre le bambine possono essere acquistate dai 120 ai 1.000 $.

Alcune coppie che non hanno coraggio di praticare l’aborto selettivo, poiché non vogliono incorrere nella sovrattassa mandano le mogli a soggiornare per un periodo dai parenti fino al momento della nascita del bambino ed in seguito lo danno ai propri amici e parenti o cercano di farlo adottare. Milioni di persone che si spostano dalle zone rurali verso le città alla ricerca di un lavoro che agevoli la loro situazione economica, si trovano costretti a lasciare che venga disgregato il proprio nucleo familiare.

Molti genitori che si trovano privi di permessi di residenza, per ottenerli sono disposti ad abbandonare nelle strade i loro piccoli creando così un grandissimo numero di bambini di strada privi di qualsiasi tipo di protezione che vanno ad affollare gli orfanotrofi o finiscono in balia della criminalità, del lavoro minorile, del mercato della prostituzione o della vendita degli organi (un film che tratta l’abbandono di un bimbo sano e fortunato è The kid). Questi bambini sono facile preda del mercato nero e dei rapimenti perché la donazione di organi non è diffusa in Cina, in quanto molti ritengono che al loro interno si celi l’anima. I più “fortunati” che riescono a finire negli orfanostrofi non sempre hanno la possibilità di crescere e raggiungere la maggiore età come i bambini che vivono nelle famiglie.

A causa delle carenze organizzative i piccoli ospiti abbandonati a loro stessi scompaiono o muoiono per cause che non sempre vengono specificate. Il tasso di mortalità è in continuo aumento come pure le molestie subìte. I bambini che affollano gli orfanostrofi per lo più sono secondo geniti mai dichiarati ed abbandonati o primi geniti portatori di Handicap. Norma Mayer, una reporter americana, ha visto con i suoi occhi in un orfanotrofio di Harbin, 170 bambini in condizioni terrificanti di denutrizione. Di quei piccoli 120 erano bambine. Alcune vengono trovate dagli operatori della nettezza urbana nei depositi di immondizia delle metropoli. Le più fortunate sono ancora vive.

Chen Rong, una spazzina di Pechino ha trovato ben 5 neonate. Le ha portate tutte nella sua piccola stanza e con suo marito ha cercato di fare qualcosa di concreto per loro. Una delle bambine è morta prima che riuscisse ad arrivare a casa e così un suo collega ha preso i suoi abiti prima di lasciarla morire. Chen in quel momento fu l’unica a voler portar via la bimba, poiché non sopportava di vederla morire così.

Jiu Hongying, una ragazza diciannovenne incinta, ha subìto numerose pressioni per avere un maschio: sua madre, oltre ad essere convinta che per natura sono più forti, nutre la convinzione che se la figlia partorirà un figlio tutti celebreranno l’evento. Di solito nei templi le famiglie pregano che i feti siano di sesso maschile.

La predilezione al procreare un figlio maschio ha anche fatto fare dei passi in avanti alle tecniche che permettono di scoprire in anticipo il sesso del futuro nascituro; oltre alle normali scansioni ecografiche sono state appositamente create delle macchine ad ultrasuoni, che sono fuori legge poiché non rispettano la nuova normativa che vieta l’aborto selettivo. Una donna, nel momento del parto urlando disperata poiché legata con delle cinghie, ha visto il medico iniettare nella piccola testa della sua creatura una siringa con del veleno perché la nascita era quella di una bambina. Questa atroce storia documentata dalle immagini video di un francese, spacciatosi al momento del fatto per infermiere, è accaduta nel sud della Cina. Altre bambine invece vengono ritrovate gettate per strada come dei sacchetti di immondizia prive di vita e grondanti di sangue.

Nonostante le nuove campagne cerchino di far capire il valore delle bambine, future donne, grazie a cartelli che tappezzano vicoli e case con frasi del tipo “Le figlie sono brave quanto i figli”, la crisi demografica è cresente. Le statistiche ufficiali fatte da studiosi giapponesi hanno riportato che mancherebbero all’appello più di 100mila donne.

Se la Cina non correrà ai ripari, sono previsti per il 2020, 40mila single di sesso maschile e già ora per molti ragazzi in età da sposalizio non è facile reperire ragazze proprio a causa dello sbilanciamento dei sessi. I cossidetti “Rami Secchi”, venivano così chiamati già dal 1850, quei giovani che erano condannati a non potersi sposare e procreare a causa della mancanza di donne, e che negli anni erano diventati i violenti protagonisti della guerra dei Boxer, stanno aumentando vertiginosamente e preoccupano le autorità cinesi.

Andrea den Boer e Valerie Hudson, due sociologi americani in merito hanno pubblicato un saggio “The security implications of Asia´s surplus male population” dove tramite dei precedenti storici dimostrano come le società con un eccesso di maschi, hanno scatenato patologie e tensioni sociali. I luoghi dove la disparità di numeri è più forte sono lo Shanxi (qui 145 maschi ogni 100 femmine) il Guangdong e l’isola di Hainan (135).

E proprio qui sono numerose le storie di ragazze di 22 anni che ricevono pressioni dai genitori o parenti per avere figli maschi. Jun, una ragazza del posto, quando ha saputo di essere rimasta incinta per la seconda volta, poiché aveva già dato alla luce una bambina, ha trovato le ostilità della famiglia. Lei stessa ha raccontato in un’intervista rilasciata ad un giornalista della BBC di essere disposta a tentare più gravidanze finché non fosse arrivato un maschietto come voleva il marito. La giovane, nel desiderio di una maternità che soddisfasse tutto il parentado, era disposta a rischiare un’indennità dal governo ed avere un proibitissimo terzo bambino. Pingling, il villaggio dove abita, si trova nelle parte più addentrata dell’isola di Hainan ed è un luogo molto povero.

I suoi abitanti vivono del ricavato di piccoli appezzamenti di terra e come in molte campagne cinesi qui sono i figli maschi il bastone di vecchiaia dei genitori, poiché le sicurezze che può garantire il governo non raggiungono posti così dispersi ed isolati. Circa l’80% dei cinesi abita in campagne come queste ed i figli, specialmente i maschi, sono una garanzia per un futuro certo. Per questo motivo i poveri seguitano a credere nella necessità della famiglia e nella sua continuità. Contrariamente invece i cinesi di città, quelli delle classi medie o più ricche che potrebbero permettersi di mantenere un figlio, preferiscono dedicarsi alla carriera creando così un possibile vuoto per la futura colta classe dirigente. Resta il fatto però che il numero degli aborti e delle uccisioni di bambine ad Hainan è il più alto di tutta la Cina.

Gli uomini locali ammettono di aver spinto le loro mogli a prendere tali decisioni poiché potendo avere un unico genito speravano di ritentare per avere il tanto sospirato figlio maschio. Una pediatra locale ha spiegato inoltre che se un bambino sta male, i genitori sono disposti a vendere tutti i loro beni pur di poterlo curare. Se lo stesso caso si presenta con una bambina, i genitori la maggior parte delle volte non si comportano ugualmente, spesso capita che sospendano la cura e che la riportino a casa.

Molte bambine muoiono di morte prematura per mancanza di cure. E quello che vale per la salute vale anche per il diritto allo studio. La dottoressa ha raccontato anche che il 70% delle nascite del suo ospedale è di sesso maschile. La legge che ha proibito di aver più di un figlio ed ha rallentato bruscamente l´aumento della popolazione cinese ha trovato un grande scontento nei cittadini delle campagne, i quali sono riusciti nel 1984 ad ottenere un cambiamento del limite. Zhai Zhenwu, un esperto della “People’s University” di Pechino riferisce che nelle zone rurali per le minoranze etniche di piccola portata demografica, come i musulmani Hui, viene applicata la “one-and-a-half-child policy” : se le giovani coppie hanno un bambino, come prima nascita, non sono autorizzati ad avere altri figli, se invece la prima nascita è una femmina, oppure un primo figlio con gravi menomazioni fisiche o psichiche, solo dopo aver aspettato quattro anni possono tentare un altro parto.

Secondo Zhai Zhenwu, la gente di Hainan ancora ha una prospettiva molto tradizionale scontando così il ritardo rispetto al continente. Per un certo periodo il governo non ha voluto che Hainan si sviluppasse come il resto della Cina poiché l’isola rappresentava una delle frontiere con Taiwan; la società e l’economia dell’isola non hanno avuto modo di usufruire di migliorie ed investimenti.

Ora però l’isola, aprendosi al turismo ed essendo stata due volte consecutive la sede delle finali di Miss Mondo, si sta muovendo velocemente verso un roseo futuro. Zhai Zhenwu ritiene che a peggiorare la disparità tra i sessi sia stata l’introduzione delle macchine ad ultrasuoni che hanno dato modo ai genitori di conoscere in anticipo il sesso del nascituro. Una delle cause della sovrabbondanza di maschi in Cina, oltre che il diffusissimo infanticidio femminile è appunto la possibilità di conoscere con sicurezza il sesso dell’embrione.

Chen De, un’ecografista che lavora al reparto maternità in un piccolo ospedale di Wenchang, dice che tutte le coppie vogliono anticipatamente sapere il sesso dei loro feti. A volte gli vengono offerti dei soldi per aver una risposta che oramai da quando la disparità si è accentuata, è severamente bandito rivelare. Pochi anni fa, nelle cliniche private, era possibile informarsi del sesso del neonato.

Nonostante il divieto della legge, molte coppie ugualmente tentano di scavalcarla e finiscono nelle cliniche illegali dove vi sono ancora le macchine ad ultrasuoni. Liu Jianchao, ministro degli Esteri della Cina, in risposta ad una critica mossa dagli USA riguardo alla politica sul controllo delle nascite, ha specificato quanto sia importante e doveroso da parte di ogni cittadino denunciare alle autorità gli aborti illeciti.

Ovviamente, non potendo abortire nelle maggior parte delle cliniche poiché ora il codice penale vieta l’aborto selettivo, se non per legittime ragioni legate alla salute del nascituro o della puerpera, nelle campagne girano dei furgoncini che oltre a dare assistenza al parto sterilizzano le donne o praticano aborti clandestini. Altre coppie invece si presentano in alcuni ospedali di stato dove è ancora possibile abortire poiché un tempo la pratica era considerata un beneficio per la madre Patria.

La generazione nata sotto la politica del figlio unico è la prima che si trova ad affrontare il problema del matrimonio. A Pingling oltre allo squilibrio dei generi si è aggiunta un’innondazione che ha devastato le terre del villaggio ed ha reso il luogo più povero e desolato, portando così i più giovani a ricercare fortuna altrove bloccando il ricambio generazionale in quella terra. Xiao Ming, un giovane intagliatore di bamboo venticinquenne che non ha voluto lasciare il luogo natio, si lamenta di volersi sposare ma di non poterlo fare imputando alla sua incapacità dialettica le ragioni della sua solitudine.

Qiao Liangguo, un vecchio che ha potuto avere quattro figli, poiché nati prima della legge del figlio unico, si rammarica che questi, pur in età da matrimonio, non possano sposarsi. La sua sfortuna la racconta con gli occhi lucidi, colmi di lascime e corrugando l’anziana fronte. La mancanza d’acqua nel villaggio, di riso e di soldi aggravano la carenza di donne in età da matrimonio. Anche se gli uomini ascoltano canzoni e musiche allegre ed i più giovani giocano a palla, la penuria di donne rattrista perché significa un futuro incerto del villaggio: un disatro naturale ha danneggiato le terre, ma un disatro creato dall’uomo ha reso ancora più infelici gli abitanti.

Se la carenza di donne è un dato di fatto, aumentano i matrimoni con elevate disparità d’età. Proprio nel dicembre 2004, Yang Chen Ning, premio Nobel per la fisica nel 1957, arrivato alll’età di 82 anni, ha annunciato le sue nozze con una studentessa di 28 anni, Weng Fan. Nel municipio di Shantou, nella provincia meridionale del Guandong, la giovane sarà questo mese sposa del luminare.

Come lui, ma meno pubblicizzati, perché non sono persone la cui vita è pubblica, molti plurisessant’anni convolano a nozze con giovani vent’enni (superata una certa età, per un uomo, sposare una donna del suo stesso anno di nascita, implica non potersi più assicurare una discendenza). Il matrimonio viene considerato dai cinesi una delle tre cose fondamentali della vita, quella che sta in mezzo tra la nascita e la morte e proprio perché conscio di questo valore Yang, in una lettera in cui invitava i suoi amici alla celebrazione, scrisse una poesia dedicata alla sua futura metà, descrivendola come l’ultima benedizione concessagli da Dio.

Una volta, prima che la politica di Mao imponesse la monogamia e la figura della donna lavoratrice e combattente fosse considerata al pari della figura maschile, i matrimoni venivano combinati. Numerosissime sono le pellicole cinematografiche che trattano l’argomento del passaggio dal matrimonio combinato, e quindi anche di uomini potenti con più mogli o concubine, a quello fatto per scelta d’amore che a volte ugualmente risulta poco stabile (alcuni titoli che toccano il tema sono Sorgo RossoVivere!La strada verso casaIl Circolo della Fortuna e della FelicitàLa locanda della felicità Chinese BoxGod or DogRain clouds over wushanButterfly smileIn the mood for love …). Il matrimonio combinato è sparito nelle grandi città, ma non sempre la stessa libertà viene lasciata alle giovani di campagna.

I matrimoni di una volta prevedevano anche una serie di rituali ad esso strettamente connessi: i due giovani si incontravano solamente prima delle nozze nella casa della sposa, la quale serviva il thé, poiché tutto quello che era da decidere in proposito l’avevano già fatto anni prima i loro genitori. In un lontano passato vennero regolamentate le prime leggi del matrimonio e dei gesti che simboleggiano la solidarietà della famiglia, da allora queste sono state perpetuate fino agli anni ’50. In passato i fidanzamenti programmati da bambini portavano alla celebrazione di nozze anche nella primissima adolescenza.

Il giorno dello sposalizio la sposa vestita di rosso con una mantellina chiamata xiapei, era tenuta a digiuno ed in rigoroso silenzio. Le più ricche avevano un copricapo con frange chiamato fengguan, che determinava lo status sociale. Gli abiti più sontuosi e ricamati, un tempo, spettavano solo ai più nobili i quali avevano l’occasione di sfoggiare le loro sete preziose ed anche i propri gioielli.

Ovviamente i matrimoni nelle campagne erano più poveri, ma ugualmente le donne cercavano di rendere quel giorno più bello e più lucente imitando le ricche cortigiane; anche se non disponevano di stoffe pregiate seguivano quella che era la moda dei tempi. Gli invitati e parenti erano soliti lanciare cereali contro lo sposo e la sposa in segno di felicità. Durante la dinastia Song capitava che i matrimoni venissero combinati ancor prima della nascita e vi anche matrimoni tra parenti.

Nel periodo Ming i matrimoni erano semplici ed anche la portantina della sposa era modesta, ma con la dinastia Qing la nobiltà si riappropriò dei lussi. La sposina, come augurio per una lunga vita, ricevava in dono delle oche. Durante la cerimonia il sacerdote come segno d’unione, legava insieme le mani degli sposi con i capelli.

Se uno dei genitori dei neosposi moriva, ad essi era vietato consumare il matrimonio se non solo dopo tre anni dall’avvenuto decesso. Quando le prime foto a ricordare l’avvenuta cerimonia sono arrivate in Cina, la prima ad usufruire di tale privilegio fu l’imperatrice Cixi della dinastia Qing. Durante il periodo della Repubblica Cinese il rituale e l’abbigliamento matrimoniale, da un lato seguiva l’occidente, dall’altro era costantemente legato alla tradizione. In memoria del grande giorno era ormai consuetudine farsi fotografare.

Nel 1919 con il Movimento studentesco del 4 maggio venne promosso lo slogan del matrimonio libero. Dagli anni ’50 ai ’70 le uniformi vestivano i due membri della coppia nuziale ed il libretto rosso con Mao era il primo protagopnista del rito (Vivere!). L’unico vanto femminile nella celebrazione erano le lunghe treccie immortalate nelle varie foto dell’epoca. I matrimoni contadini combinati dai genitori erano basati per lo più sul fatto di avere un posto e uno stipendio sicuro o avere le stesse idee politiche.

Ma già in questo periodo alcuni giovani hanno iniziato a desiderare di sposare la persona che volevano amare per la vita (La strada verso casa , La piccola Sarta cinese). Neli anni ’80 gli intelletuali erano i partiti più interessanti per un buon matrimonio e molte ragazze hanno iniziato ad aspirare il matrimonio d’amore. La stessa cosa vale per il rito e l’abbigliamento che si è plasmato con quelli che sono i desideri o ideali della coppia. Negli anni ’90 in molti matrimoni cinesi vi sono le stesse richieste ed esigenze di quelli occidentali. Il matrimonio ora (in città o in alcune campagne) è una scelta! Ora nessuna legge o regola di qualsiasi tipo ostacola i due amanti.

Nella nuova Cina di oggi anche la celebrazione del matrimonio, come il resto della società, è sempre più simile al rito occidentale. Sono difatti aumentati i matrimoni sfarzosi e sempre più costosi con un pomposo ed addobbato abito bianco con lungo strascico, acconciature ricche di brillantini sotto un velo carico di fiori e tante foto ricordo da dispensare a parenti ed amici. E se il rito religioso prescelto, tra i vari diffusi in Cina, è quello cristiano, il lusso e le spese per la giornata sono più legati alla mondanità che alla condivisione del sacramento.

L’occasione si trasforma sempre di più in un voler trasformarsi in una principessa per un giorno (numerosissimi sono gli edifici in Cina di vari piani che offrono tutto ciò che può essere legato all’evento, dall’organizzazione del banchetto e degli addobbi in chiesa, bomboniere, macchine europee, abito, trucco e parrucco per lui e lei, servizio fotografico ed anche la scelta dei luoghi più caratteristici dove farsi ritrarre). Il prezzo dello sposalizio che è per la maggior parte affrontato dai neosposini (non possono mancare costosi festoni rossi ed oro per simboleggiare la felicità e la ricchezza), si abbassa un po’ grazie alle integrazioni dei rispettivi genitori e grazie alle offerte degli amici versate nelle buste rosse (fortunatamente per loro, visto l’elevata cifra per un giorno da “favola” che varia dai 10mila ai 200mila Yuan pari a 931-18.534 Euro).

Ma la gioia di aver ricevuto diverse offerte da amici e parenti durante il proprio matrimonio, scompare il giorno dopo all’idea di dover fare altrettante buste rosse per i matrimoni delle persone che hanno espresso tanta generosità nei loro confronti. Invece alcuni figli unici arrivano addirittura a prosciugare i risparmi dell’intera vita dei loro genitori per le proprie nozze che a volte comprendono anche una luna di miele da favola (surplus di 10mila Yuan pari a 931 Euro). In questo caso i genitori dello sposo pagano 80% delle spese dei loro figli unici cresciuti nell’egocentrismo, tra l’onda del boom economico che ha aumentato il benessere e li ha portati ad essere venerati come piccoli imperatori.

Alcuni matrimoni tradizionali vengono scelti fissando la data con l’astrologo ed uno dei fenomeni che sta accadendo proprio questo gennaio 2005 è relativo al concludersi dell’anno della scimmia. Secondo le credenze tradizionali cinesi, molte persone vogliono sposarsi prima dell’inizio dell’anno del Gallo. Questo fatto accade ogni nove anni e viene chiamato l’anno della vedova. Il ciclo lunare, iniziando il 9 febbraio, esclude il giorno dell’inizio della primavera e quindi sposarsi viene considerato di malaugurio. In questa corsa sono sempre più numerosi i matrimoni eccentrici, celebrati lontano dalla propria routine; molti ancora decidono poi di pronunziare contemporaneamente i loro “sì lo voglio!” come è accaduto a Shanghai nel 2000 dove 100mila sposi hanno contratto il rito assieme.

Negli ultimi anni la Cina ha introdotto grandi innovazioni in merito alle nozze. Il governo nel 2003 per evitare una lunga trafila di autorizzazioni ha emanato una nuova legge. Infatti poco prima di questa chi voleva sposarsi era obbligato a presentare un certificato medico che attestasse la buona salute e un’autorizzazione scritta dal datore di lavoro. La pratica rischiava di venire archiviata o sospesa poiché non sempre le future spose erano ben accette dal boss. Ora il matrimonio può avvenire presentando unicamente la carta d’identità ed il certificato di residenza.

In oltre nel Gansu sono stati autorizzati i matrimoni transessuali certificati da un documento che attesti la nuova identità ed il cambio di sesso. Poco tempo fa agli studenti universitari cinesi era severamente proibito sposarsi e procreare. Questo divieto che è durato per ben 50 anni, ed ha posto numerosissime coppie davanti alla scelta se proseguire gli studi oppure creare una famiglia, come conferma Ma Fan Yi, responsabile del dipartimento del ministero dell’Istruzione, verrà molto presto abrogato.

E se il numero delle donne che non si sentono soddisfatte dal matrimonio cresce, poiché combinato o poiché si sentono messe da parte dal marito, proporzionale è l’aumento di quelle che cercano una soddisfazione extra coniugale. Conseguentemente all’infedeltà di alcune donne sono aumentati i test di paternità. I mariti non fidandosi più delle mogli, che hanno rapporti occasionali, richiedono sempre di più il test del DNA. In un’ospedale di Pechino la richiesta è aumentata del 20% solo nel settembre 2004.

Più di 200 cinesi al mese prima di accompagnare fuori dall’ospedale le mogli ed il nascituro vogliono che venga sottoposto tale esame. Ed un 20% di esaminati ha scoperto che i figli sono di un altro. Alcuni dottori dell’ospedale credono che se l’esame non costasse centinaia di dollari le rischieste sarebbero maggiori. Alcune donne invece decidono di rompere definitivamente i ponti con il marito, sono così aumentati i casi di divorzio in Cina, nell’ultimo anno si sono trovati in tribunale più di 1 milione e 300mila coppie, con 155mila casi in più rispetto al 2003.

Anche se il tasso di divorzio in Cina e’ del 2,1 per 1000 e quindi una percentuale più bassa delle medie europee, quello che colpisce è che rispetto a tre anni fa il numero è triplicato. La separazione legale tra le coppie, a causa del numero crescente di richieste, nell’ultimo periodo è stata notevolmente semplificata. La legge che è stata promulgata in proposito invita le due parti a trovare una soluzione amichevole per spartirsi i beni ed i figli.

Altre donne invece che non hanno tempo per dedicarsi agli uomini o hanno dovuto concentrarsi sul lavoro per raggiungere tappe importanti ed il successo hanno trovato una buona soluzione per non dover rinunciare alla maternità. Una legge uscita nella regione nordorientale di Jilin ha dato modo alle donne di età superiore ai vent’anni di poter accedere alla fecondazione artificiale pur non essendo sposate. La legge è stata introdotta perché nella regione vi è stato un notevole calo delle nascite. E quindi la soluzione della fecondazione artificiale è sembrata una valida possibilità per le giovani in carriera che altrimenti avrebbero rinunciato alla maternità.

Negli anni compresi tra il 1997 ed il 2001 Tianjin, proprio perché i giovani posticipavano la creazione di una famiglia per dedicarsi al lavoro, ha riscontrato 24 mila nascite in meno. Anche se la legge è limitata alla regione alcune donne di diverse parti della Cina si sono sentite solidali con le loro compatriote, mentre di vario genere sono state le critiche. Positivi sono stati invece i commenti delle donne della capitale poiché ritengono di essere in grado di allevare un bambino senza l’aiuto di un uomo. L’emancipazione che ha portato molte donne nelle grandi città ad avere una valida base economica, per altre invece ha creato una lacuna nei legami affettivi.

Ma se le mogli delle città tradiscono o pensano di allevare i figli da sole, le mogli delle campagne sono insoddisfatte della vita che conducono. La televisione inoltre ha aumentato il loro grado di insoddisfazione perché oltre che mostrare il divario tra la vita di stampo occidentale che si svolge nelle grandi città cinesi, ha fatto scoprire loro che vi sono delle loro conterranee che hanno avuto modo di sposarsi autonomamente.

I dati statistici del 2003 della “World Health Organization” riportano che in Cina dei 287mila suicidi che avvengono 156mila sono quelli di donne, mentre dai 20 ai 50 milioni di cinesi lo tentano senza riuscire a portarlo a termine. Donne tra i 15 e i 34 anni che vivono in campagna di varie regioni della Cina vengono ricoverate per tantato suicidio 3 o 5 volte di più delle loro connazionali di città. Uno dei motivi principali è l’obbligo a contrarre matrimoni combinati con uomini sconosciuti o violenti.

La causa di essere oggetto di vendita o di aver visto rapite le proprie figlie, di essere costantemente discriminate e poco considerate, le fa annegare in un sempre peggiore stato di depressione e le porta a tentare la morte per avvelenamento con pesticidi o altre sostanze diffuse nelle campagne. Il più delle volte nessuno riesce a salvarle, perché alcune delle zone dove risiedono non sono facilmente raggiungibili dalle unità sanitarie locali. “All Chinese Women Federation” ha denunciato che il 56% dei suicidi femminili che si verificano ogni anno nel mondo avviene in Cina. Vi sono stati in passato esempi di donne che hanno raggiunto vertici di fama ed hanno ottenuto ciò che volevano ma hanno pagato la scalata a caro prezzo.

La regione sud occidentale dello Yunnan è una di quelle dove si è verificato il tasso più alto di adescamenti di donne, le quali vengono fermate con promesse di finte proposte lavorative, in seguito vengono drogate per essere sequestrate e nonostante successivamente tentino la fuga molte sono violentate vendute, al prezzo di circa 500 $, o vengono loro tagliati i tendini dei piedi. Anche se le autorità sono in continua allerta per evitare casi del genere, l’Unicef ha segnalato che il numero delle donne comprate, a volte anche per compensare la penuria di donne in alcune zone, raggiunge cifre sempre più vertiginose.

Cambiata la prospettiva di vita della donna in città, che può aspirare a divenire soggetto attivo, individuo a pieno titolo e cittadina ed attribuitele specifici campi di competenza, oltre a quelli delle mura domestiche, crescono ed aumentano le sue tappe e mete. Dal lavoro in casa e nei campi all’istruzione nelle scuole fino a giungere ogni settore lavorativo il lungo passo delle trasformazioni evolutive della donna in Cina ha attirato l’attenzione di tutto il mondo. Il suo ingresso nell’ambito della politica è una delle maggiori conquiste della donna cinese.

L’ONU ha tenuto una Conferenza sui diritti della donna proprio a Pechino nel 1995 dove si organizzò una Dichiarazione e ad un Programma d’azione orientati per ribadire “il diritto alla sessualità basata sulla individualità e sul consenso, il diritto ai valori della religione e per la laicità, il diritto alla maternità come scelta.” Furono sottolineate: “la necessità di ricerche e statistiche più accurate, e per favorire l’autovalorizzazione, la responsabilizzazione e soprattutto la volontà di intervenire nelle politiche amministrative e di governo in modo da dare anche un punto di vista femminile.” Ora la donna cinese in città ha piedi liberi per correre e non più strettamente fasciati da bende che le impedivano di crescere sia fisicamente che socialmente.

Naturalmente i cambiamenti riguardanti il lato economico-lavorativo e concernenti il tenore di vita hanno influenzato i valori socio-culturali, soprattutto quelli all’interno delle realtà familiari cinesi e per quanto riguarda la figura femminile. Alcune madri per permettere ai propri figli di andare all’università, nonostante abbiano ottenuto la tanta aspirata emancipazione sociale sentono come prioritari gli obblighi della famiglia e rinunciano alle proprie libertà acquisite.

Nonostante la continua ascesa delle donne in tutti i settori in città, la situazione in campagna non è ancora mutata. Associazioni come “All China Women’s Federation” e la “National Women’s Studies Association” cercano di aiutare quelle che non hanno voce per gridare la loro infelicità e offrono ogni tipo di aiuto legale per tutte le donne in difficoltà.

Vi sono anche gruppi come Single Club che si occupano di riunire le donne sole, delle metropoli, e offrono loro sostegni di vario genere, o anche Home che si interessa all’aiuto delle donne nell’ambito del permesso di residenza, della ricerca di un alloggio e tutto ciò che concerne i trasferimenti e l’abitazione. Le donne che un tempo non avevano neppure la podestà sui propri figli o che non potevano esprimere i loro pensieri o le loro emozioni hanno inventato il Nushu, forse l’ unica lingua al mondo creata da donne per comunicare tra loro. Ora sono più padrone di se stesse e non sono più obbligate a rinunciare a tutto.

La responsabilità per quello che riguarda la contraccezione è affidata interamente alla donna. Quindi quelle che riescono a percorrere la scala della piena realizzazione diventando delle professioniste dei molteplici settori del lavoro, dopo anni in cui non potevano trovarsi a parlare dei propri desidero o erano obbligate a tacere per colpa di tabù o pressioni a loro imposte, si sentono libere di affrontare tutti i tipi di argomenti tradizionali o confidenziali o segreti. Ma esistono ugualmente dei luoghi dove non è concesso né a loro né agli uomini la possibilità di toccare alcuni discorsi: nel dicembre 2004 infatti era stato vietato uno show televisivo, che sarebbe dovuto andare in onda in seconda serata dal nome “The Masks”, primo talk show cinese sul sesso. La trasmissione che era prevista in onda su più di 50 canali provinciali e urbani, dove i protagonisti coperti da una maschera avrebbero raccontato esperienze o fantasie, è stata proibita solo due settimane prima della programmazione.

Ed anche se l’emancipazione in molti settori è stata conquistata rimangono ugualmente campi che per tradizione devono rimanere privati, oltre che tabù. Anche se la donna è più forte allo stesso tempo è anche più vulnerabile; la conquistata libertà alcune volte non basta a soddisfare tutti gli strati della sua emotività e così dunque se il lavoro funziona può permettersi anche di appagarsi seguendo le mode o magari facendosi qualche ritocco qua e là per assomigliare di più alle star del cinema o della televisione o per piacere a se stessa.

La bellezza tradizionale, quella che era legata ad abiti coloratissimi e rigorosamente lavorati a mano (alcune donne delle minoranze etniche ancora oggi per sedurre i propri uomini cuciono a mano dei vivacissimi e scintillanti vestiti che richiedono anche anni di lavorazione) oramai per le donne di città è solo un lontano ricordo o qualcosa che trapela nei racconti delle nonne o che vedono nei libri storici. Lo stile d’abbigliamento è sempre più occidentale.

I piedi fasciati per rendere le donne più seducenti sono stati rimpiazzati da protesi al silicone per gonfiare alcuni punti o da operazioni per snellirne altri. Molte donne sole e fragili si affidano poi ad internet per trovare la propria metà (ahimé …) e finiscono in trappole di borsaioli che come Qian Bo, detto “il Romeo dell’Internet”, arrestato a Xinmin per aver derubato 41 donne, che dopo averle incontrate si approfittano della loro buona fede di queste per svuotare le borsette, mentre le giovani si recano al bagno. Alcune neppure denunciano fatti del genere perché si vergognano o si sentono ferite nel profondo. Altre come Helen Zhou, una cinese di Shanghai emigrata in Australia, spendono il loro denaro per pubblicizzare la ricerca di compagno attraverso enormi cartelloni pubblicitari con la scritta “HUSBAND WANTED” . Altre ancora invece preferiscono mettersi in lista d’attesa per sperimentare il viagra femminile. I medici che hanno iniziato la sperimentazione al “Beijing University N° 1 Hospital” non si aspettavano un così elevato numero di richieste per la lista d’attesa dei test. Proprio perché la sessualità è uno degli argomenti tabù, credevano sarebbe stato difficile trovare delle volontarie. Ma le donne cinesi ora sono molto più attente e sempre più esigenti su ciò che riguarda la loro vita sessuale.

Dominique Musorrafiti
25 gennaio 2005

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