Anche i videogiochi nel mirino della censura

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1 giugno 2004 – fonti: Xinhua ; BBC. Ancora una volta il governo cinese si dimostra intollerante con qualsivoglia media che si dimostri anche vagamente critico nei confronti della leadership di Pechino.

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Così la scure della censura questa volta si abbatte su un videogioco, colpevole di distorcere i fatti storici. Il gioco in questione è uno strategico , Hearts of Iron, che dipinge come nazioni indipendenti la Manciuria, il Tibet e lo Xinjiang prima della Seconda Guerra Mondiale. Recentemente anche un altro videogame, Project IGI 2 era stato bandito per aver proposto un’immagine negativa dell’esercito cinese. Come al solito la censura è stata motivata per il bene della nazione: questi giochi sono potenzialmente in grado di minare la stabilità nazionale. Il ministro della cultura cinese ha espresso tutta la sua disapprovazione verso i titoli in questione, arrivando alla decisione di proibirli dagli scaffali dei rivenditori locali. Per evitare che la situazione si possa ripetere in futuro, l’esponente del governo ha anche annunciato che da ora solo giochi online approvati da un’apposita commissione potranno essere importati in patria. I giochi importabili dovranno oltrettutto rispondere a determinati requisiti: dovranno essere portatori di messaggi positivi per la gioventù cinese, evidentemente considerata da Pechino incapace di discernere i contenuti di un gioco dalla realtà, e non dovranno avere contenuti forti, come sesso o violenza. Per la verità esiste un florido mercato nero e sulle bancarelle di mezza Cina si può trovare praticamente qualunque titolo: basta cercare.

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