COMPONENTI PRIMARI NEI DIPINTI CINESI

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La pittura realistica tradizionale cinese, ha linee di contorno quali elemento base costitutivo della creazione, primario ed essenziale risulta quindi il ruolo che assume il pennello in quest’arte.

Una leggenda racconta che circa venticinque secoli prima di Gesù Cristo, Che Huang abbia inventato questo importantissimo mezzo per dipingere. Il compito del pennello, infatti è quello di delineare forme e sfumature. Già ai tempi della Dinastia Zhou (1100-771 a.C.) si trovano le prove della padronanza da parte dei maestri cinesi di questa raffinata tecnica. La forma a cui si ispira il pennello è quella del bambù, dove ad una delle sue estremità vengono applicati peli o setole, che diversamente dai pennelli occidentali dell’epoca, i quali erano provvisti di una punta rigida, quelli cinesi, risultano morbidi, per permettere agli artisti di captare totalmente le vibrazioni delle loro anime sensibili. Per ottenere una fluidità maggiore, gli artisti orientali lo tengono in posizione perpendicolare al foglio e tramite un movimento che vede l’azione di spalla e gomito e muovendolo, iniziano a dipingere delineando tratti con tocchi rapidi, precisi, distribuendo l’inchiostro e il colore.

L’inchiostro

Il patrimonio artistico della Cina è costituito da dipinti a mano libera ed inchiostro, dove risplende l’uso delicato delle linee e dei colori. L’inchiostro è il mezzo che dà modo alle idee di essere visualizzate. La sua composizione è derivata dal mescuglio di fuliggine o nerofumo impastato con colla e aromatizzato con canfora o muschio. Dopo essere stato essiccato, è venduto sotto forma di tavolette o di bastoncini, riccamente decorati con soggetti, arabeschi o brani di calligrafia cinese classica. Altri ingredienti comuni sono la polvere di giada, di perle, di lacca grezza che vengono assemblati alla fuliggine di un particolare pino. L’olio di semi derivato da un albero cinese (Tung), dopo essere stato bruciato ed unito ad una resina di lacca è in grado di dare un tipo di olio nero, detto anche “oil-smoke”, che se non viene diluito, dà un risultato superiore a quello dell’inchiostro tradizionale. Questo è il più comune che si può trovare e che viene più spesso usato dagli artisti contemporanei cinesi. Sono in uso spesso anche tavolette colorate. La pietra dalla quale si genera l’inchiostro è particolare e viene attentamente selezionata, lavorata e scolpita in modo quadrato o rotondo. E’ per lo più formata da una doppia vaschetta che raccoglie nella parte più interna l’acqua e nella parte più amplia la polvere ricavata dopo aver sfregato la tavoletta d’inchiostro su tale pietra. Il valore commerciale delle suddette pietre varia, poiché queste differiscono per venature, sfumature, perciò hanno una scala precisa di classificazione. La polvere fina che scaturisce dallo sfregamento della tavoletta d’inchiostro con la pietra, una volta che entra a contatto con l’acqua non lascia alcuna traccia e grumo perché acquista una perfetta simbiosi con l’elemento liquido.

I Colori

I colori più spesso utilizzati sono a china, acquarelli ed alcuni tipi particolari di carboncini colorati, tutti questi richiedono un tipo di esecuzione molto veloce, per cui l’artista ha già nella sua mente ben chiara l’immagine dell’opera che si accosta a realizzare, per questo motivo il dipinto e la sua immagine prendono forma rapidamente e velocemente. Questo richiede una grande sicurezza nella mano per rendere al meglio il disegno. E’ infatti necessario molto studio ed un accurata osservazione della realtà, per questo l’arte è legata ad un’autodisciplina dello spirito permeata di riflessione e meditazione, poiché è nel dominio del tratto e nel colpo di pennello che si evidenzia un grande artista. Il colore, usato dagli artisti dei giorni d’oggi, è l’elemento di primaria importanza per il risultato finale di queste opere, mentre nei paesaggi classici spesso l’unico colore che si trovava era la china nera, per lo più acquarellata, con i contorni poco delineati. In base alle linee disegnate sulla carta, il pittore applica i colori, portando in vita, grazie alle tinte brillanti i suoi soggetti.

Supporti e materiali

La seta è uno dei primi supporti della pittura non decorativa. La trama finissima è una caratteristica primaria per la realizzazione e la distribuzione dell’inchiosto, il quale riesce ad essere valorizzato nelle sue caratteristiche e viene assorbito senza disperdersi grazie ad un trattamento, che vede la seta con amidi, appretti e gessi, portati ad ebollizione con glucosio per renderla lucida e atta alla pittura. Cai Lun, durante il regno della dinastia Han, nel 123 a.C., inventata la carta, la quale prende prestissimo il posto della seta grazie ad il suo basso costo, la varietà di tipi di fabbricato e la praticità e facilità con cui assorbe l’inchiostro ed i colori. Ad essa, per evitare l’usura dell’umidità, viene in seguito applicato uno strato di appretto e colla.

I quadri orientali non posseggono una posizione fissa: le opere cinesi essendo spesso dipinte su rotoli di carta o di seta sono comunemente posati dentro un mobile e tirati fuori solo per essere contemplati dal proprietario. Da parte degli artisti non avvengono ritocchi aggiusti o cambiamenti, poiché la seta e la carta utilizzata da loro è estremamente delicata, ed è proprio per questo che c’è grande semplicità, linearità e morbidezza di tratto nelle opere pittoriche. Il formato di carta di uso più comune è il rotolo, sia verticale (Li Zhou), che orizzontale (Shou jian). Questi rotoli in genere sono formati da un opera dipinta (hua) che viene fissata su un supporto più rigido (xiang), ma che può essere facilmente piegato, il tutto è incorniciato da seta damascata (yang ju), minuziosamente scelta in modo da creare un perfetto abbinamento con l’opera che si presenta al suo interno. Due stecche di legno laccato (zhou gan), poste ai due lati più stretti del dipinto, sono poco più lunghe dell’opera e la rendono facilmente fruibile se deve essere srotolata da destra a sinistra e poi riarrotolata oppure le danno stabilità se deve essere appesa alla parete. Nei dipinti cinesi classici e contemporanei spesso appaiono a contraddistinguere la paternità dell’opera sigilli: timbri di rosso-lacca con ideogrammi. Prima del XII secolo, il sigillo come firma dell’opera non esisteva, questi prendono piede con Hui Zong, l’ultimo imperatore della Dinastia Song del Nord (960-1127) che pone per primo la sua firma abbreviata, accompagnata da un proprio sigillo su una sua opera. Iniziano così a seguire il suo esempio molti pittori, sia per darsi lustro, sia per dimostrare la paternità e l’autenticità dell’opera.

Il Sigillo

Il sigillo, viene anche usato da chi ha acquistato un’opera per un duplice scopo: la nuova proprietà e sottolineare l’apprezzamento, rendendosi così i primi critici ufficiali di arte cinese. Ma l’essere in possesso di opere d’arte cinese antiche in passato ha creato anche molte follie ed egocentrismi, infatti, l’imperatore Qian Long (1688-1768), avendo posseduto moltissime opere, pensò di stampare il suo sigillo su ogn’una di loro. La tradizione del sigillo ai nostri tempi invece assume un differente significato: sui dipinti è possibile trovarne uno con il nome del vero autore dell’opera pittorica ed un altro con il nome d’arte. Quest’ultimo sigillo può essere anche una frase celebre della letteratura classica cinese. Importantissimo per comprendere la cultura, il carattere e la personalità dell’artefice è lo stile del sigillo, infatti per questo motivo molti sigilli vengono accuratamente incisi proprio dagli autori stessi.

Unione tra immagine e scrittura

Un’altra cosa importante nella pittura cinese è l’unione tra l’immagine e la scrittura, dove entrambe sono realizzate utilizzando lo stesso movimento e lo stesso pennello. Infatti in alcune pitture cinesi è possibile trovare piccoli brani. Le prime opere che presentano questi accompagnamenti calligrafici risalgono ai tempi delle Dinastie Yuan e Ming. L’abitudine inizia a diffondersi perché all’epoca molti pittori sono anche letterati e quindi sentono la necessità di scrivere sulle loro opere pittoriche. Gli scritti che compaiono sui loro dipinti sono poesie: brani appositamente composti dall’artista, brani tratti da classici della cultura della Cina o semplici riflessioni dell’autore dell’opera. Queste due realtà antichissime della tradizione cinese si trovano così a convivere e sovvrapporsi in un’unica opera, mantenendo contemporaneamente le loro autonomie di dipinto e brano calligrafico, le quali vengono a completarsi a vicenda, facendo in questo modo che l’uno dia la chiave di lettura dell’altro. Per questo alcuni sostengono che il brano calligrafico sia lo spirito del dipinto, il quale in quanto anima svela ciò che è celato nelle sue profondità: porta alla luce le sensazioni, i sentimenti e quanto di più profondo ha fatto scaturire dalla mente dell’autore l’idea che ha portato alla realizzazione dell’opera. Un proverbio cinese dice che una sola immagine è più eloquente di mille parole, forse per questo hanno cercato di rendere più esplicita ogni cosa affiancando i due più chiari mezzi di comunicazione conosciuti dall’uomo

Dominique Musorrafiti

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