Intervista a Jia Zhangke

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Nel 2001, nel quartiere Wudaokou di Pechino abbiamo incontrato Jia Zhangke accompagnato da Zhao Tao.

Leggi l’intervista a Jia Zhangke in inglese.

Domanda: Hai trovato molte difficoltà a raccogliere i fondi necessari per la produzione dei tuoi film?

Risposta: In Cina funziona così: l’industria cinematografica esercita una forte attrazione su moltissime persone. Prima che nascesse il cinema indipendente c’erano solo sedici unità di produzione statali che si occupavano di tutti gli aspetti della produzione del film. Tante persone vorrebbero finanziare questo settore, ma non è stato ancora privatizzato. Negli anni 90 la Cina ha cominciato la sua apertura economica; tutto il sistema cominciò a trasformarsi, addirittura nei campi delle assicurazioni e delle telecomunicazioni. Ci sono dei privati che possono partecipare, ma il settore cinematografico è ancora chiuso. Per quanto riguarda il cinema indipendente il discorso è diverso: ad esempio io ho una società privata, ho molti interessi nel settore e decido di investire dei soldi. Ad esempio il mio primo cortometraggio è stato prodotto da alcuni amici e da me stesso, abbiamo messo insieme i nostri soldi e siamo riusciti a girare questa pellicola.

Dopo questa esperienza ho cominciato delle nuove collaborazioni con Hong Kong. Il film Xiao Wu è il mio primo lungometraggio. La riuscita di Xiao Wu è dovuta ad una collaborazione con una società privata che si occupava di arredamento. Il padrone era un mio amico che non si occupava di cinema e voleva solo aiutarmi. Ma la Hu Tong Communications, questo è il nome della società, è una piccola azienda , ci sono solo due persone a cui interessava molto il mio film. E’ diventata la mia migliore collaboratrice e alla fine anch’io sono entrato in questa società e ne abbiamo fondata una nuova. Questo modello è diventato il mio modello fondamentale per girare nuovi film. Queste due persone sono diventate i miei più stretti collaboratori, il produttore Li Kit Ming e il cameraman Yu Lik Wai, anche lui regista (Love will tears apart again). Lo scopo di questo film era quello di impegnarsi nella ricerca della direzione del cinema indipendente. Per Xiao Wu abbiamo speso solo 300000 yuan, l’investimento non superava i 50000 dollari(?). E’ stato proiettato in tutto il mondo, in particolar modo in Europa e in America. Più avanti cercammo delle collaborazioni internazionali.

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Domanda: Credi che esista un cinema cinese indipendente al momento attuale?

Risposta: Ogni anno ci sono almeno una decina di registi che intraprendono la carriera nel cinema indipendente e digitale. E questo nuovo flusso ha una funzione particolare: ha interrotto quel controllo tradizionale sulla produzione dato che questi film sono molto economici, ed è anche riuscito a svicolare il problema della censura.

aDomanda: Hai trovato degli ostacoli burocratici nel corso della tua carriera?

Risposta: In Cina esiste un sistema di controllo ideologico piuttosto severo per cui molti investitori hanno paura che il loro investimento non vada a buon fine. I registi indipendenti possono solo cercare collaborazioni internazionali. Il cinema indipendente ha finora vissuto due momenti molto importanti. Il primo all’ inizio degli anni ’90. In quel periodo sono apparsi molti giovani registi che cercavano di esprimersi in forme nuove e più libere, soffocati e frustrati come erano da un sistema troppo vincolante. Il secondo è quello nato un paio di anni fa. La sua importanza è dovuta al fatto di aver contribuito allo sviluppo del genere documentaristico e a quello dei film in digitale. In ogni caso parlo della mia esperienza che non è rappresentativa della scena poichè sono stato molto fortunato non avendo incontrato difficoltà ecenomiche.

Xiao Wu è stato completato nel 1998 e l’anno seguente è stato proiettato al Festival cinematografico di Berlino. Nel gennaio del 1999 mi è stato proibito dal governo cinese di girare altri film. Questo per me rappresentava un ostacolo molto grosso in quanto ciò significava che proiettare la pellicola in Cina sarebbe equivalso ad un atto illegale. Questa cosa mi tormentava poiché Xiao Wu è una storia cinese e mi sarebbe piaciuto che il mio pubblico fosse cinese. Questa proibizione mi ha fatto perdere il mio pubblico. Mentre stavo cercando di fare Zhan Tai, cercammo un dialogo col governo sperando che venisse risolto questo problema. Purtroppo neanche questa pellicola piacque al governo ed io la girai in queste condizioni.

Ad ogni modo c’è un punto che vorrei sottolineare; cioè che questa proibizione è nonostante tutto piuttosto elastica poiché non mi fu proibito di girare il film ma solo di proiettarlo in Cina. Per cui ritengo che ostacoli del genere siano meno dannosi per me, che sono pur sempre libero di girare una pellicola, che per la cultura cinese in genere. E’ difatti il pubblico cinese ad essere impossibilitato di vedere la vita reale nei film. C’è una forte depressione nel settore cinematografico, tutto ciò a causa del sistema di controllo burocratico che crea numerosi ostacoli alla creazione e agli investimenti. La censura può modificare a proprio piacimento un’opera e proibirne la proiezione pubblica, quindi non v’è alcuna garanzia sia dal punto di vista artistico sia da quello finanziario. La situazione attuale dell’industria del cinema cinese è imbarazzante.

Domanda: E’ per questo che le case che ti producono hanno la loro sede all’estero?

Risposta: La mia attività non può essere garantita all’interno della Cina. Ho bisogno di uno spazio aperto ed internazionale, poiché devo trovare degli investitori. Su Hong Kong è caduta la mia scelta, poiché conserva ancora degli spazi liberi ed in più è un posto cinese e questo mi facilita la comunicazione. Così abbiamo deciso di mettere la nostra sede ad Hong Kong. Questo per me è un ottimo compromesso, poiché a Pechino è difficile parlare di collaborazioni a livello internazionale.

aDomanda: Anche altre opere di altri giovani registi cinesi sono state prodotte da società straniere. E’ un fenomeno comune tra i registi cinesi indipendenti?

Risposta: Ci sono sempre più artisti che scelgono questa via. I nuovi registi sono come me, si autofinanziano e non trovano generalmente un vero investimento. Ad esempio, per quello che riguarda la mia esperienza, io metto i miei soldi per girare un film. Questo non è un investimento normale, è solo un autoappagamento della propria creatività. Ad esempio tu hai voglia di fare un film, ma non hai i soldi. I tuoi amici ti vogliono bene e ti danno i soldi per realizzare questo tuo sogno. Questo non è un business, non è un investimento normale. In Cina non mancano registi, ma mancano i produttori dato che il governo non permette l’esistenza della figura del produttore in senso occidentale.

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