La rivolta taoista dei Turbanti Gialli

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Quella dei Turbanti Gialli, o delle Sciarpe Gialle, è la prima rivolta affiliata alle società segrete taoiste ed é passata alla storia anche per fungere da antefatto alla celeberrima opera letteraria cinese “Il Romanzo dei Tre Regni”.

Anche questi moti, esplosi nel 184 d.C. durante il regno dell’ Imperatore Ling della Dinastia Han, sono di origine contadina. Ancora una volta il motivo scatenante va ricercato nella crisi agricola che aveva attanagliato nella sua morsa esasperante le classi contadine. Il nord fu colpito da una grande carestia; spinti dalla ricerca di cibo e di sollievo, gli agricoltori del nord insieme a piccoli possidenti di origine militare si spostarono verso sud alla ricerca di fortuna. Le condizioni generali peggiorarono a causa delle inondazioni del Fiume Giallo. I contadini inoltre erano oppressi anche dalla pressione fiscale richiesta per mantenere le fortificazioni lungo la Via della Seta e per sostenere le guarnigioni a difesa dei confini, continuamente tartassate dalle incursioni delle popolazioni confinanti. In questa situazione, nel 170, i piccoli proprietari terrieri che si erano visti sottrarre le terre dai grandi possidenti, i contadini privi di terra e soldati senza impiego cominciarono a formare spontaneamente bande armate e piccoli eserciti privati, minando il terreno per un potenziale conflitto.

Allo stesso tempo la Dinastia Han stava vivendo un momento di debolezza interna. Il potere dei grandi proprietari terrieri divenne una minaccia per la tenuta dell’Impero, mentre quello degli eunuchi cresceva all’interno della corte. Sotto l’influenza dei potenti eunuchi, l’imperatore concedeva sempre più potere. I dieci eunuchi più influenti formarono il Gruppo dei Dieci Assistenti e uno di essi, Zhang Rang, fu nominato “Padre Favorito”. Il governo, corrotto e incapace di fornire soluzioni alle inondazioni e alla carestia, sembrava avere perso il Mandato Celeste per governare, almeno questa era l’interpretazione che stava cominciando a diffondersi.

Zhang Jue
Zhang Jue, in un ritratto risalente alla Dinastia Qing (1906).

In questa situazione di caos crescente, la setta apocalittica taoista di Zhang Jue, conosciuto anche come Zhang Jiao individuò nella decadente dinastia Han il vero nemico da affrontare. Secondo alcune fonti, era il nipote di Zhang Daoling, il fondatore della setta Taoista “La Via dei Maestri Celesti”. Probabilmente però questa parentela fu costruita al fine di dare lustro a Zhang Jue. Zhang condusse i Turbanti Gialli con i giovani fratelli Zhang Bao e Zhang Liang in una campagna chiamata “La Via del Cielo” o “La Via della Pace”. Insieme ai suoi fratelli si divise il potere. Zhang Bao era il Generale della Terra, suo fratello il Generale del Popolo e Zhang Jue fu nominato invece Generale del Cielo. I fratelli avevano dato vita ad una setta taoista nello Shandong. Erano guaritori e generalmente servivano i loro pazienti piú poveri gratuitamente spinti dalle condizioni disagiate dei contadini e dai soprusi del governo locale. I ribelli erano seguaci del movimento “La Via della Pace Suprema”e veneravano la divinitá Huang-Lao che secondo Zhang Jue gli aveva consegnato un libro sacro intitolato “Le Chiavi Cruciali della Via della Pace”. Zhang affermava di essere un mago e si era insignito del titolo di “Grande Insegnante”. La setta insegnava i principi di eguaglianza tra tutte le genti e della distribuzione egualitaria della terra. Allo scoppio della rivolta, il motto era uno slogan di sedici parole (in cinese) creato da Zhang Jue:

“Il firmamento è decaduto, il Cielo Giallo presto sorgerà; in quest’anno dello jiazi (il calendario cinese), lasciate che la prosperità sia nel mondo!”

Dal momento che tutti e tre i fratelli erano guaritori, trasmisero i loro insegnamenti ai loro pazienti che a loro volta diffusero il messaggio al resto dei contadini, utilizzando la stessa tecnica utilizzata da Madre Lü, ovvero aiutare i deboli apparentemente gratuitamente, manipolandoli in un secondo momento.

turbanti gialli
Illustrazione della Dinastia Qing raffigurante Liu Bei, Zhang Fei e Guan Yu mentre combattono i TUrbanti Gialli.

Come la setta dei Maestri Celestiali, Zhang usava la confessione e la fede per curare i peccati. La religione e le politiche dei fratelli Zhang erano fondate su un cambiamento apocalittico dell’ordine del mondo e dissero ai loro seguaci che in una determinata data, sarebbe cominciato il nuovo ciclo sessagenario, il cielo sarebbe divenuto giallo e sotto la nuova costellazione la Dinastia Han sarebbe giunta al termine dando inizio a una nuova era. I caratteri jiazi, che indicavano la data della prossima caduta dell’impero, divennero il simbolo del cambiamento inevitabile e più tardi in battaglia, i seguaci dei fratelli Zhang avrebbero indossato sui loro capi dei turbanti gialli come simbolo di riconoscimento, mutuando dai Cigli Rossi questa usanza. Quasi tutte le pratiche religiose della setta consistevano di attività collettive (meditazioni, trance, feste). Una credenza comune consisteva nell’ascoltare musica e cantare, bruciando incensi, intonando sermoni. Numerosi Xiongnu e Yufuluo, due popolazioni nomadi del nord, si erano affiliati alla setta. Secondo alcuni accademici, alcuni degli insegnamenti di Zhang Jue potrebbero avere una derivazione sciamanica dal momento che egli era un guaritore mistico con un legame diretto con il Cielo.

Inizia la rivolta

Zhang per preparare la sua rivolta inviò i suoi discepoli in varie regioni del nord della Cina per ottenere il supporto necessario alla buona riuscita della rivoluzione e per organizzare i suoi seguaci. Spinti dalla insoddisfazione e dalle privazioni, non fu difficile ottenere l’appoggio delle popolazioni e dei funzionari locali. I ribelli inoltre potevano persino contare in inaspettati alleati all’interno della corte imperiale e riuscirono a organizzarsi mentre il governo era del tutto ignaro di quanto stava per scatenarsi. I ribelli erano prevalentemente concentrati in tre aree. Il gruppo guidato da Zhang e dai suoi fratelli si era stabilito appena a nord della regione del Fiume Giallo, vicino al territorio di Julu, nella commanderia di Wei. Una seconda grande sollevazione avvenne nelle commanderie di Guanyang e Zhuo nella provincia di You, non lontano dall’odierna Pechino. Il terzo centro della rivolta avvenne nelle zone di Yingchuan, Runan e Nanyang. Quando Zhang Jue stava per sollevarsi, fu tradito e i suoi seguaci a Luoyang vennero arrestati e giustiziati. La rivolta scoppiò in anticipo nel secondo mese del 184. Nonostante i tempi non fossero ancora maturi, decine di migliaia di uomini si sollevarono e gli uffici governativi vennero saccheggiati e distrutti.

Durante le prime settimane degli scontri, la principale preoccupazione dell’Imperatore Ling era quella di scovare ed eliminare i traditori nella capitale e preparare le difese della città. Al generale in capo He Jin, il fratellastro della Imperatrice He, venne conferito il compito di stroncare la rivolta nella capitale. Durante il terzo mese dell’anno, una volta terminati questi preparativi, tre armate vennero inviate per spezzare la rivolta. Una fu inviata contro Zhang Jue. Le altre due, comandate da Huangfu Song e Zhu Jun, si scagliarono contro i ribelli a Yingchuang, Runan e Nanyang. Zhu Jun richiese il supporto del generale Sun Jian che proveniva dalla zona del Fiume Giallo inferiore, non ancora raggiunta dalla rivolta e pertanto in grado di fornire rinforzi agli eserciti imperiali. Sempre durante il terzo mese del 184, il comandante dei Turbanti Gialli Zhang Mancheng sconfisse e uccise il Grande Amministratore di Nanyang e il mese successivo, all’inizio dell’estate, l’esercito imperiale guidato da Zhu Jun venne spazzato via dalle forze di Bo Cai a Yingchuan; contemporaneamente le forze imperiali subivano un’altra sconfitta a Runan. Verso la metà del 184 ad ogni modo la sorte sembró girare. Verso il quinto mese, le forze combinate di Huangfu Song e Zhu Jun sconfissero Bo Cai, e il mese successivo distrussero i ribelli di Runan nella battaglia di Xihua nell’odierno Henan. Poi i due generali si separarono, Huangfu si diresse verso nord per attaccare i ribelli lungo il Fiume Giallo e Zhu invece si diresse verso Nanyang. Nel frattempo il nuovo Grande Amministratore di Nanyang aveva già sconfitto e ucciso Zhang Mancheng. Nonostante queste continue sconfitte, i ribelli erano riusciti ad impossessarsi della capitale della regione, Wan.

La caduta di Wan

Cosí, per i mesi successivi, il fulcro della battaglia si svolse proprio nei dintorni di Wan fino alla inevitabile caduta della città ribelle. La caduta di Wan rappresenta l’ultima grande sconfitta dei ribelli. Le loro forze nel nord erano state distrutte sul campo durante le campagne estive dell’esercito imperiale. Le loro roccaforti erano state assediate e catturate e i tre fratelli Zhang erano stati uccisi. I superstiti, furono inseguiti e giustiziati dalle varie forze provinciali in una serie di operazioni militari. All’inizio del 185, il governo imperiale proclamò la celebrazione dell’era della pacificazione (Zhongping).

Nonostante le numerose sconfitte, la rivolta riesplose due mesi dopo. Nel 185 raggiunse le montagne Taihang, lungo il confine occidentale dello Hebei, nel 186 raggiunse lo Shaanxi, lo Hebei e il Liaoning, nel 188 lo Shanxi. Durante lo stesso anno un’altra rivolta esplose nel Sichuan, ma quest’ultimo episodio non é legato ai moti dei Turbanti Gialli. Nel 192, il signore della guerra Cao Cao sottomise le armate ribelli dopo le loro incursioni della regione di Yan. Le sollevazioni cessarono nel 205.

Ripercussioni

Nonostante gli Han fossero riusciti vincitori contro i Turbanti Gialli, il conflitto lasciò numerose ferite: gli uffici locali governativi erano stati tutti danneggiati; i funzionari uccisi; migliaia furono le persone giustiziate; subito dopo le sollevazioni, il governo, incapace di riportare l’ordine fu minacciato dalla creazione di bande armate che imperversavano in ogni dove. Il potere centrale pertanto fu pesantemente indebolito a discapito delle amministrazioni locali che invece avevano visto rafforzarsi il loro potere. Tutte queste conseguenze non poterono non minacciare il destino della dinastia che finì per collassare nel 220.

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