Nuovi misteriosi sviluppi sul caso mobili Da Vinci

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L’ormai celebre caso dei finti mobili italiani Da Vinci, deflagrato a metà luglio, non conosce fine.

Un report della CCTV, Weekly Report on Quality, denunciava le attività illecite di DaVinci Furniture che vendeva a prezzi stellari, spacciandoli per mobili italiani, quelli che erano delle forniture prodotte in alcuni piccoli laboratori di Dongguan o in altre zone dell’Asia.

Il reportage mostrava la testimonianza di un agente di vendita della compagnia cinese, che corroborava i sospetti lanciati dalla CCTV.

Ma recentemente il magazine Caixin getta nuove ombre sul lavoro svolto dalla televisione di stato cinese che con tanto ardore si era scagliata contro il marchio di forniture.

A quanto pare, il report della CCTV non era altro che un’accozzaglia di imprecisioni e il giornalista di CCTV aveva ricattato Da Vinci per una cifra attorno ai 150.000 dollari. L’agente di vendita questa settimana è tornato sui suoi passi.

“Quando ho visto la trasmissione, mi sono sentito stordito e arrabbiato”, ha detto Huang Wencong, general manager di Da Vinci.

“Il contenuto della trasmissione non era stato verificato ed era tutta una montatura”.

Da Vinci afferma di avere ceduto alle pressioni del giornalista e di avere pagato la mazzetta più di 150.000 dollari. Come prova ha portato copia dei bonifici effettuati e conversazioni registrate.
Il giornalista è stato accusato di estorsione. Zhang Zhìan, professore associato alla Sun Yat-Sen University ha dichiarato che questo particolare caso è emblematico della situazione in cui versa la stampa in Cina. “
In caso di notizie negative, le compagnie assumono un pr per cercare di comprare pubblicità o di pagare direttamente i giornalisti, per sopprimere il propagarsi della notizia”.
Per tutto il corso dell’anno, si sono susseguiti una lunga serie di arresti di giornalisti di piccole organizzazioni che avevano cercato di estorcere denaro da varie attività imprenditoriali.
Da Vinci è semplicemente il caso più importante dal momento che coinvolge direttamente il principale organo televisivo del Partito Comunista.
Inoltre questo particolare incidente evidenzia un secondo problema dell’informazione cinese: non vi sono verifiche indipendenti sulle notizie.
Zhang conclude il suo ragionamento esponendo il vero problema: “La CCTV ha troppo potere”.
Intanto Li Wenxue, il giornalista accusato, nega di avere preso soldi e la CCTV si è rifiutata di commentare gli sviluppi imbarazzanti della vicenda. Liam Bussel, di Mintel, una compagnia di consulenza di Shanghai non scagiona Da Vinci. Il comportamento del mobilificio rimane senza dubbio sospettoso: alcuni doganieri cinesi dichiarano infatti che Da Vinci sfruttava una free trade zone per fare apparire i mobili come importati. E proprio per questa ragione l’ufficio del commercio e dell’industria di Shanghai ha multato pesantemente Da Vinci per le sue pratiche illecite.
Ma non è finita qui. Cui Bin, general manager del quotidiano Beijing Times, è stato arrestato venerdì per avere sottoscritto un tacito contratto con Da Vinci di circa 475.000 dollari per cercare di riparare l’immagine del mobilificio. Mediach.com, un sito registrato a nome di Cui, è stato chiuso mercoledì dopo che alcuni media avevano svelato la relazione illecita. Secondo sempre Caixin.com, Cui sarebbe stato contattato lo scorso 10 luglio per aiutare l’azienda dopo il programma trasmesso da CCTV. Mediach da questo momento ha cercato di riparare l’immagine dell’azienda attraverso una serie di servizi di public relations. Una fotocopia del contratto è stata mostrata su caixin.com che ha mostrato come il sito abbia effettivamente comunicato con alcuni dirigenti chiave di CCTV, affinchè venissero intervistati i manager di DaVinci per spiegare la situazione dal loro punto di vista e per allontanare le ombre. A quanto pare, Mediach è riuscita parzialmente nell’intento ed è stata pagato “solo” 2,4 milioni di yuan sui 3 pattuiti.
In attesa della verità, quello che ne esce fuori è comunque un quadro ancor più desolante, per l’immagine del made in Italy, per il sistema commerciale e per l’informazione cinese a tutti i livelli.
Fonti
http://english.peopledaily.com.cn/90882/7696454.html
http://www.npr.org
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