Lo spaventoso omicidio di Hello Kitty avvenuto ad Hong Kong nel 1999

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Il macabro omicidio che ha scosso Hong Kong nella primavera del 1999.

Il caso si riferisce al clamoroso rapimento di una prostituta di un nightclub, torturata per più di un mese in un appartamento del quartiere Tsim Sha Tshui. La ragazza è morta in seguito all’effetto combinato delle percosse subite e a una overdose di droghe somministratele forzatamente dai suoi carcerieri. La giovane poi è stata decapitata e la sua testa è stata conficcata in un pupazzo di peluche di una riproduzione gigante di Hello Kitty in versione sirena. Ma questo particolare omicidio è carico di suggestioni, di paure, di cliché più di qualunque altro atto criminale avvenuto nell’ex colonia britannica nell’ultima decade ed ha influenzato il subconscio di una città che si è scoperta essere ancora più marcia, avida e corrotta delle sue più cupe rappresentazioni cinematografiche.  

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In un caldo pomeriggio del maggio del 1999, una ragazzina di quattordici anni di nome Melody (nome finto), dalla storia turbolenta e dalla giovinezza già lacerata, si reca nella stazione di polizia di Tsim Sha Tsui, un quartiere a Kowloon. Melody confessa alla polizia di non farcela più perché dice di essere perseguitata dal fantasma della ragazza che lei ha aiutato a torturare, a uccidere e a fare a pezzi un anno prima.   La reazione dei poliziotti è stata ovviamente a dir poco scettica. Ma quando si sono recati al terzo piano di un centro commerciale a Granville Road hanno scoperto uno dei più efferati casi criminali della storia recente di Hong Kong, dove si intrecciavano in trame intricate storie di triadi, di droga, sesso, soldi e follia. “Una città brutale, senza ordine morale, guardata dall’alto da un gattino super carino senza bocca che acconsente a tutto quello che fai”, dice Tom Hilditch nel suo articolo The Hello Kitty Murder.  

Melody

Melody era scappata di casa a soli 13 anni nel 1998. Il disgusto dell’appartamento dove viveva, i continui litigi con i genitori e l’odio verso i fratelli più grandi che la bulleggiavano, la spinsero a fuggire, poco prima del Capodanno cinese del 1998. Più tardi, confessò alla polizia che non sapeva più cosa fare. Seduta in un ristorante economico, pregava affinché qualcuno la portasse via e risolvesse tutti i suoi problemi. Un giudice di Hong Kong commentando il caso affermò che l’incontro della ragazzina con il diciottenne Leung Wai-lun non poteva essere che “la peggior congiunzione di esseri umani immaginabile”.  Leung Wai-lun, indossava una giacca finta di Armani, una catena d’oro al collo e un braccialetto sempre d’oro al polso. “Ciao mi chiamo Leung Wai-lun, ma il mio soprannome é Gangster”.  

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L’immagine rassicurante di Hello Kitty viene per la prima volta accostata ad un brutale omicidio

Leung Wai-lun, detto Gangster

La ragazza probabilmente rimase soggiogata dal fascino criminale del ragazzo. Tom Hilditch nota che in effetti Hong Kong ha sempre amato ritrarre personaggi criminali, membri delle triadi e che i racconti polizieschi raccontati da innumerevoli registi locali hanno esasperato un certo tipo di attività criminali finendo forse anche per idealizzarle, almeno per un certo tipo di audience più influenzabile. Melody senza dubbio non ha resisto all’idea di diventare la ragazza del bossetto emergente della strada. I soldi, il potere e le connessioni finalmente erano a portata di mano. La giovane quella stessa notte divenne l’amante di Leung Wai-lun. L’anno successivo lo passò tra una moltitudine di night club, karaoke e love hotel dai nomi suggestivi (Big Spender, Golden Boss, Silver Turbo Dragon), frequentando raramente la scuola e visitando ancor più raramente i genitori. Una notte nel Big Echo Karaoke Bar, Leung Wai-lun le fece conoscere il suo “Big Brother”, Chan Man-lok, della triade locale.  

Fratello Chan

Chan era un losco pappone e spacciatore di 34 anni, che invitò la coppia a stare nel suo ampio appartamento da sette stanze a Granville, proprio sopra una famosa strada dello shopping. Dentro c’era di tutto: tv via cavo, playstation, film hollywoodiani, di Hong Kong, porno, video games vari e tanta droga. L’arredamento interno mostrava una certa ammirazione per Hello Kitty: le tende, i copriletti, alcuni utensili per la cucina e soprattutto bambole rappresentavano la celebre icona giapponese degli anni settanta. La casa fungeva da base per una serie di attività criminali in cui Chan era coinvolto: spaccio (soprattutto Ice, una metamfetamina molto in voga in Asia all’epoca), film porno pirata, usura. L’Ice in tutta questa storia gioca il suo peso. Secondo alcuni ex tossicodipendenti difatti la droga, una volta fumata, all’inizio aumenta la forza e il senso di invincibilità. Ci si sente più sicuri e indomabili, si parla più fluidamente, si prova un senso di iper lucidità. Ti senti come un re. Secondo un consumatore arrestato dalla polizia locale:”Quando sono sotto l’effetto dell’Ice, tutte le regole della società svaniscono. Tutto diventa cosi’ semplice. Volevo solo sesso e violenza e non importava di come lo ottenevo. Sono un eroe della Playstation e il mondo è il mio videogame”.  

Ah Map

Ecco che il tragico destino di Fan Man-yee, 23 anni, conosciuta anche come Ah Map, purtroppo si intreccia con quello dei tre sbandati. Il suo passato era gia’ stato un inferno: abbandonata da bambina, Ah Map era stata cresciuta nell’ orfanotrofio per ragazze Ma Tau Wai. Verso i quindici anni viveva un’esistenza fatta di sotterfugi, di droga, di prostituzione. Aveva continue storie con i clienti membri delle triadi locali, tutte che inevitabilmente ruotavano attorno a droga, sesso, soldi e violenza. Il suo uomo era anch’egli dipendente dalla droga. Si erano incontrati al nightclub Empress Karaoke nel maggio del 1996 e avevano avuto una figlia due anni più tardi. I vicini di casa si lamentavano spesso per i continui litigi che scuotevano le mura casalinghe.  

L’incubo

Ah Map aveva incontrato il suo futuro carnefice nel 1997 in un bordello di Kowloon chiamato impropriamente Romance Villa dove lei lavorava come prostituta. Chan era un cliente regolare e spesso era rimasto a lungo per intrattenersi con la ragazza con festini a base di ice e sesso. Ma un giorno Ah Map perse il portafoglio di Chan che conteneva circa 4000 dollari di Hong Kong. Questo errore le costò la vita. Ah Map ripagò completamente la cifra e in più fu forzata a sborsare altri 10.000, come usano fare gli usurai come Chan. L’uomo non soddisfatto richiese altri 16000 dollari come interesse. Il 17 marzo del 1999 ordinò ai suoi complici Leung Shing-cho e Leung Wai-lun di sequestrare la ragazza. Il piano originario era quello di costringerla a lavorare nella casa a Granville come prostituta finché non fosse riuscita a ripagarsi il “debito” che nel frattempo sarebbe continuato a crescere a dismisura. Ma come spesso vanno queste cose, i balordi non riuscirono a controllare il degenerare della situazione. Una prostituta ricoperta di ecchimosi e sfigurata non attrae naturalmente molti clienti.  I quattro passavano tutto il tempo annebbiati dall’effetto dell’ice e torturare la ragazza rappresentava una forma di divertimento. La picchiavano e la umiliavano in continuazione per ridere, ha ammesso Melody durante il processo. “La picchiavano per farsi quattro risate”. Anche Melody talvolta partecipava alle torture nonostante, come ha confessato, Ah Map era sempre stata buona con lei. Come gli altri, l’ha bruciata, picchiata e umiliata. Perché? Alla domanda del giudice Melody ha detto: “Bene, l’ho fatto per divertimento, giusto per vedere com’e’ far male a qualcuno”. A volte però era costretta a ridere perché se non lo avesse fatto, avrebbe fatto la stessa fine di Ah Map. Ah Map infatti era costretta a sembrare contenta mentre la torturavano. Se si fosse lamentata troppo, l’avrebbe picchiata ancora più forte.  

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L’appartamento e’ diventato famoso ad Hong Kong per essere
una casa infestata dal fantasma di Ah Map

I vari utensili da cucina divenne un vero e proprio arsenale a disposizione dei giovani per comminare torture ogni giorno più efferate alla ragazza: sciogliere plastica sui suoi piedi fino a lacerarne la pelle, bruciarla con l’accendino direttamente, picchiarla con bacchette cinesi, con le tubature di metallo della cucina, spargere sulle sue ferite olio piccante, salse varie spalmate sulla faccia al solo fine di umiliarla, forzarla a bere olio, urinarle addosso o forzarla a bere la loro urina. Un’altra volta, giusto per una risata, Melody defecò in una scatola e costrinsero Ah Map a mangiare i suoi escrementi. Nei momenti di noia la strozzavano con i cavi elettrici e la picchiavano con spranghe di ferro. Verso la fine di questo incubo Ah Map era ridotta a uno straccio senza coscienza, senza più una ragione per vivere. Il giocattolo si era rotto. Nonostante Ah Map non avesse nemmeno più le forze per lamentarsi, continuarono a tormentarla, perché, come ha detto la piccola Melody, “non c’era niente altro di meglio da fare”.   Tom Hilditch nota come la gestione della stampa locale di questo cruento e drammatico evento sia stata pornografica. Sulle prime pagine dei giornali si sono susseguiti titoli scandalistici come “Ragazza mangia merda e beve piscio” che hanno giocato biecamente e cinicamente con la vita di Ah Map, rappresentata il più delle volte in versione sexy manga, a solleticare il gusto sadomaso dei lettori. Secondo Hilditch difatti, Melody e i suoi amici chiaramente non sono gli unici a vivere in un mondo da cartoni animati. La mancanza di emozioni umane difatti sembra accomunare tutta questa pletora di personaggi borderline.  

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Questo tragico evento ha ispirato due film di Hong Kong:
Human Pork Chop e There Is a Secret in My Soup

La Fine

Un giorno, dopo un mese di torture, Melody trovò Ah Map morta nella stanza del bagno dove era rimasta negli ultimi giorni. Il gruppo di balordi passò tutto il pomeriggio a cercare di trovare una soluzione per come far sparire il cadavere, ma senza essere in grado di giungere a una conclusione. Così, lasciarono la ragazza distesa sul pavimento. La sera se ne andarono a giocare in una sala giochi della zona e poi tutti a letto. Il giorno dopo Chan, di nuovo sotto l’effetto dell’Ice decise che il cadavere andava distrutto. Passarono le dieci ore successive a fare a pezzi Ah Map nella vasca da bagno. Chan decapitò la testa con una sega di legno e la mise nel frigo. Melody, ricorda il suo ragazzo con un sacchetto di plastica in mano contenente il suo intestino che le disse: “vai, mettile nell’acqua bollente cosi’ smettono di puzzare”. Leung Shing-cho mentre cucinava la testa chiamò Melody: “Guarda”, lei rispose di essere spaventata. Il ragazzo aggiunse:”è proprio come in televisione”. Ed era proprio vero, disse Melody, proprio come uno dei teschi che si vedono nei film. Nel mezzo di questo incubo, cominciarono a preparare da mangiare. La testa stava ancora bollendo nella pentola quando cucinarono gli spaghetti. Il cucchiaio per girare la pasta era lo stesso usato per girare la testa di Ah Map nella pentola. Una volta che la testa fu ridotta ad un teschio nudo, Fei-tsai ebbe l’intuizione di nasconderla dentro la bambola sirena gigante di Hello Kitty.   Il verdetto della giustizia di Hong Kong fu omicidio colposo e non omicidio volontario, sebbene alla fine tutti i protagonisti della vicenda hanno ottenuto il carcere a vita. Omicidio colposo perché secondo i giudici fu l’abuso di droga e non le percosse a decretare il decesso di Ah Map.  

Fonti: The Hello Kitty Murder
Wikipedia The Hello Kitty Murder Chinese web
Documentingreality.com  
Foto: web

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