Il racket dei pescatori di cadaveri nel Fiume Giallo

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Da una sporgenza sul Fiume Giallo, Wei Jinpeng indica un pescatore in un’ insenatura poco più sotto che conta la sua ultima pesca.

Si è fermato a sei, ma pensa vi sia almeno una dozzina di cadaveri che galleggiano tra le acque limacciose del fiume. I corpi galleggiano a faccia in giù e vengono trascinati a riva con delle corde. Sono ricoperti di fango e le loro schiena affiorano dall’acqua. Wei è un pescatore di cadaveri. Va alla ricerca di cadaveri per il fiume, li trascina sulle sponde con una piccola barca e poi fa pagare ai familiari delle vittime il suo lavoro di recupero delle salme. Spesso i familiari non sanno neppure cosa sia effettivamente accaduto. Wei dice che tiene le facce immerse per preservare le loro caratteristiche.

Ogni disputa sull’identità delle vittime complica il lavoro per raccogliere la taglia. A lui non importa come siano arrivati qui i corpi, ma ha sentito numerose storie dai parenti che vengono a reclamare i cadaveri. Ogni anno Wei trova tra gli 80 e i 100 corpi. La maggior parte sono vittime di incidenti o inondazioni, ma secondo lui in molti casi si tratta di suicidi o omicidi. Ogni tanto trova cadaveri ancora incaprettati, fatti fuori evidentementa dalla mala locale. La maggior parte è trascinata dalle acque sin da Lanzhou, la capitale del Gansu. Il lavoro di pescatore di cadaveri ultimamente ha ricevuto una maggiore attenzione dai media cinesi, incluso un documentario su un gruppo di lavoro di “pescatori”, non lontano da dove vive Wei. La zona di lavoro di Wei si trova 18 miglia da Lanzhou. Una diga rallenta il fluire delle acque rendendo il recupero più facile.

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Nel 2006 un giornale di Lanzhou scrisse un articolo su una compagnia locale che ricevette una telefonata da un pescatore di cadaveri che aveva trovato un corpo con ancora addosso l’identificativo di assunzione. Quando finalmente giunse un rappresentante della compagnia venne a reclamare il cadevere, si sentì chiedere 200 rmb solo per identificare il volto della vittima e altri 6000 per recuperare la salma. Il rappresentante e il pescatore litigarono, ma alla fine si misero d’accordo per 4000 yuan. La polizia promise di risolvere la situazione, ma da allora nulla è stato fatto e il racket dei cadaveri continua.

Questo mercato è piuttosto vivo nel Gansu. I “pescatori” scrivono i loro nomi e i loro cellulari sui muri degli edifici vicino al fiume. Giornali cinesi hanno scritto di gruppi di pescatori attiviti dalla megalopoli di Chongqing sino alla capitale dello Shandong.
Wei e gli altri pescatori dicono di chiamare la polizia quando trovano i cadaveri delle vittime assassinate, sebbene non sia chiaro se questa denuncia venga effettuata ogni volta. Zhu Wenhuan, un uomo di Lanzhou che ha visitato un paio di volte Wei alla ricerca della propria madre scomparsa il 3 giugno, dice che sono solo degli imbroglioni. La polizia della zona non si lascia intervistare su queste storie di corruzione, ricatti e omicidi che spesso presentano molte ombre.

La moglie di Zhang Daqiang è scomparsa il 22 maggio. Zhang ha appeso dei volantini con la speranza di ritrovarla, anche se il sospetto di suicidio a causa di problemi sul lavoro aleggiava cupamente. Zhang ha fatto anche il giro di tutti i pescatori di cadaveri della zona. Intervistato da McClatchy ha detto che la moglie stava subendo forti pressioni sul luogo di lavoro dopo che il management della compagnia aveva trattenuto la sua paga e aveva cancellato le ferie. Lei era una dei tre lavoratori scomparsi dopo uno sciopero tenutosi a marzo, per protestare contro le condizioni di lavoro.

Lanzhou, sebbene ancora sia un avamposto polveroso comparato alla ben più glamour Shanghai rimane un importante centro economico capace di raddoppiare il suo PIL nel giro di 5 anni. Sono in molti a pensare che i lavoratori migranti giunti in città vengano sfruttati come bestie e trattati anche peggio. Secondo alcune testimonianze, spesso i loro boss non li pagano e risolvono le dispute ammazzandoli di botte e scaricando i loro cadaveri nel fiume o spingendoli al suicidio.

Fonte: Mcclatchydc.com

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