Sulle tracce dello Yeti: l’uomo selvaggio cinese ovvero lo Ye Ren

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Creatura mitica o segreto custodito tra le regioni più aspre della Cina?

In Cina, da anni ormai, ogni tanto si torna a parlare dell’Uomo Selvaggio cinese (Ye ren), una variante del più celebre Yeti (o bigfoot sasquatch nella versione Nord Americana), abitante anch’esso della Terra di Mezzo, ma meno propenso alle altitudini dell’Himalaya.

Il nome Yeti significa pressappoco “la roccia animale” (in Sherpa: “Yah'”, roccia e “thi”, animale).

La maggior parte delle testimonianze raccolte negli anni concordano su alcuni dettagli: postura eretta, faccia umanoide, pelo lungo di colore rosso scuro, lunghe braccia storte che arrivano sino alle ginocchia, pelle grigiastra.

In Cina si possono distinguere due aree di avvistamenti: l’altopiano tibetano, fino a raggiungere le vette del Sichuan e del vicino Yunnan, e un’altra zona subtropicale tra Guizhou, Guangxi e Hubei.

Avvistamenti

Nell’ottobre del 1974 la gente del villaggio Lewuxian nel Sichuan riferì di avere avvistato un Uomo Selvaggio alto almeno 2 metri e ricoperto di pelo marrone.

Nei giorni successivi furono ritrovate numerose tracce del passaggio dello Ye Ren.

Ma la paura per l’inaspettata scoperta si mescolò con il rispetto per le divinità ancestrali delle montagne, venerate dalle tradizioni locali e le ricerche finirono ben presto, confinando nuovamente la mitica creatura nei boschi di bambù circostanti.

impronta

Lo Ye ren, è stato avvistato più volte in un’ampia zona che va dallo Yunnan occidentale, fino allo Hubei

Nel 1980 venne organizzata una spedizione scintifica su larga scala nell’area della riserva naturale di Shennongjia, una famosa riserva naturale nella contea di Fangxian nello Hubei, a circa 1200 chilometri a sud ovest di Pechino, per approfondire le ricerche sulla flora e sulla fauna locale.

Incidentalmente il team di scienziati si imbattè in numerore prove indirette dell’esistenza di un animale di grandi dimensioni che sarebbe potuto coincidere con le descrizioni precedenti dello Yeti.

Si dice che uno degli habitat più battuti dall’uomo selvaggio cinese sia proprio quello delle alture ricoperte da fitte foreste dello Hubei.

Shennongjia è difatti una zona piuttosto particolare in Cina, popolata da una quantità di animali selvatici dal pelo bianco (scimmie, orsi, cervi, ratti e serpenti per citarne alcuni) e viene anche chiamata il “tetto della Cina centrale”.

L’area è disseminata di picchi di origine carsica.

E’ ricca di caverne e di impenetrabili foreste di bambù, considerate il luogo ideale per i rifugi di selvaggina di grandi dimensioni.

Difatti l’area è popolata orsi, scimmie, leopardi e capre selvatiche.

L’uomo selvaggio cinese più recentemente (2003) è stato nuovamente visto mentre attraversava una strada a Shennongjia.

Il China Daily riferisce che le sei persone che hanno avuto la fortuna di vederlo viaggiavano in auto.

L’avvistamento è stato preso sul serio dalle autorità locali, che hanno organizzato una spedizione alla ricerca di tracce lasciate da questo simil Yeti.

Uno dei testimoni, Shang Zhengmin, un reporter locale, ha affermato di avere visto la bestia quando hanno voltato per un tornante della montagna.

La creatura, dalle sembianze simil scimmiesche, si muoveva piuttosto velocemente sulla strada, e quando il veicolo aveva effettuato completamente la svolta, era già scomparsa nel fitto della vegetazione.

I passeggeri una volta scesi dal veicolo trovarono numerose impronte grandi una trentina di centimetri, numerosi rami recentemente spezzati e una grande macchia che puzzava di urina.

yeti-uomo selvaggio cinesi

Yeti globalizzato Lo Yeti è conosciuto in diverse variante in Giappone, in Siberia, in Mongolia, nel Nord America, in Africa e in Australia

Nel 2007, ancora nella riserva naturale di Shennongjia una spedizione scientifica ha rinvenuto due orme appaiate lunghe 30 centimetri circa, di origine sconosciuta.

Ancora, nel 2008, un gruppo di alpinisti giapponesi di ritorno dalle vette nepalesi, ha dichiarato di avere rinvenuto delle orme non appartenenti ad animali conosciuti e che ricordavano vagamente delle impronte umane.

In realtà sono innumerevoli le testimonianze di avvistamenti dell’Uomo Selvaggio nella zona e la Cina ha organizzato numerose spedizioni negli anni ’80 e ’90 alla ricerca di questa creatura, ma tutte senza alcun riscontro accettabile.

Molti anni addietro, la stampa di stato cinese aveva rilasciato la notizia che nella riserva di Shennongjia erano stati rinvenuti numerosi denti fossilizzati di scimmie giganti, e qualcuno aveva suggerito l’ipotesi che si trattasse proprio degli antenati dell’Uomo Selvaggio attuale.

Dal 1976 sono state organizzate quattro spedizioni scientifiche ufficiali nella zona alla ricerca di prove dell’esistenza di questo leggendario animale.

Le prove più consistenti dell’esistenza dello Yeti della Cina continentale, sono comunque i continui avvistamenti dei locali, le impronte, i peli e residui di escrementi.

Secondo le descrizioni rilasciate dai testimoni, l’altezza dell’Uomo Selvaggio varia dal metro e sessantacinque a ben oltre i due metri, è ricoperto da peli rossastri, dalle sembianze umane, privo di coda, sarebbe capace di ridere e piangere e non sarebbe intimorito dal fuoco.

Si nutrirebbe di frutta e piccoli animali, sebbene sia stato accusato di rubare maialini e pannocchie dai campi dei contadini locali.

Un aneddoto risalente agli anni ’40, racconta che un gruppo di cacciatori un giorno uccisero a colpi di arma da fuoco un Uomo Selvaggio, lo cucinarono e trovarono il sapore delle sue carni orrendo.

shennongjia

Shennongjia
La riserva naturale è celebre in tutta la Cina per la grande quantità di erbe mediche che si possono rintracciare.
Per questo motivo viene considerata un paradiso per i botanici

Simbolo pop: Lo Yeti nella tradizione cinese

Nella cultura popolare cinese e non, compare ripetutamente in testi di medicina tradizionale, in leggende, in raccolte sulla flora e sulla fauna di numerose regioni cinesi.

E’ stato oggetto di ricerche più o meno scientifiche che hanno cinvolto membri del partito e dell’Esercito Popolare di Liberazione.

In innumerevoli film di serie B e fumetti di Hong Kong lo Yeren ha combattuto i maestri d’armi cinesi (ricordate uno dei mostri che comparivano in “Grosso Guaio a Chinatown” di John Carpenter?).

Viene utilizzato anche come termine dispregiativo per designare una persona con i capelli lunghi o trasandata.

Un’ultima curiosità: al giorno d’oggi Shennongjia è minacciata dall’invasione delle orde turisti a caccia dello Yeren.

Alcune agenzie turistiche cinesi organizzano viaggi alla scoperta dello Yeti.

Prove insufficienti: Dubbi e incertezze

Sino ad oggi non sono mai state raccolte prove inconfutabili dell’esistenza di questo essere leggendario. Le uniche prove nelle nostre mani sono le numerose testimonianze più o meno attendibili raccolte negli anni in diverse parti del mondo, le prove indirette, quali tracce di escrementi, ciuffi di pelo, impronte e la sua diffusione mondiale ben radicata nelle culture popolari. Prove decisamente insufficienti per decretarne l’esistenza.

Questo articolo è apparso ogirinariamente su Cina Magazine, numero 5

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