Cina: un anno da gambero

Divieti in Cina

Un anno vissuto pericolosamente all’insegna di divieti e norme ridicole per cercare di regolare tutto.

Negli ultimi vent’anni la Cina aveva fatto dei passi da giganti in tutti i settori: nell’economia, diventando la potenza emergente per antonomasia, nella tecnologia e persino nei diritti dei cittadini, lasciando ben sperare i più ottimisti. Nel corso di questo ventennio i cinesi hanno vissuto l’illusione di un certo avvicinamento dei politici cinesi alla democratizzazione.

Eppure quest’ultimo anno è stato un vero e proprio disastro. Abbiamo visto una Cina impaurita dalla sua stessa ombra, che di giorno in giorno soffoca la rete, emanando editti strampalati per controllare sempre più la sua popolazione. Oltre al caso Google che tiene banco in queste ore, nei mesi precedenti sono state emanate norme e divieti particamente su tutto. Ecco allora che un’azione semplice come postare un video su internet deve rispettare una lunga lista di divieti. Gli sms sono censurati. La rete è scandagliata dall’esercito dei 50 centesimi.

Non si contano più ormai i siti internet stranieri censurati (Twitter, Facebook, Youtube, Imdb, Digg, Danwei.org, la lista è davvero troppo lunga). Persino le canzoni dei karaoke sono passate al vaglio degli uffici censori. Nei campus cinesi è vietato baciarsi. Il China Film Group, l’antipatico ufficio che regola la programmazione dei cinema cinesi, nonostante sia stato dichiarato fuorilegge dal WTO, ancora oggi impone le sue logiche: ecco allora che anche un film innocuo come quello di James Cameron, Avatar, diventa una vittima per favorire la nuova pellicola su Confucio. Nel film di Cameron sarebbero state intraviste anche pericolose analogie tra la situazione degli uiguri e dei tibetani e il popolo dei Navi.

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