Viaggio a Shanghai

“Parigi dell’Est”, “New York dell’Ovest”, “Puttana d’Oriente”.

Capitale economica ed epicentro della consumer culture in Cina, fluida e onnivora, affascina i visitatori con tradizione e modernità, Oriente e Occidente.

Testo e fotografie di Alessandro De Toni

Assorbe mode e tendenze, le manipola, le digerisce e le espelle.

Shanghai è frivola, seduttiva e spregiudicata.

Per gli shanghainesi, chi viene da fuori è di xiangxia, ovvero “di campagna”, è gente che tra gli svettanti palazzi non ha mai visto un cielo così “basso”.

Il portellone dell’aereo si apre e le narici si riempiono di quell’aria umida che dà sempre il benvenuto in Oriente.
Il Maglev, il treno a sospensione magnetica, percorre a quattrocento chilometri orari i sette minuti che separano l’aeroporto dalla città.
Il panorama circostante si infittisce rapidamente di grattacieli, complessi residenziali, business center.
Siamo a Pudong, ovvero “la riva est del fiume Huangpu”, il fiume che segna il confine tra il passato e il futuro.
Quindici anni fa la città finiva lungo la riva ovest, a Puxi. A est c’erano solo distese di campi agricoli e qualche fattoria.
Oggi a levante la skyline di Pudong racconta una città proiettata verso il futuro.
Al calare del sole sembra di essere approdati su un altro pianeta: le luci colorate illuminano l’Oriental Pearl Tower, gli ottantotto piani della Jingmao Tower, i 492 metri dello Shanghai World Financial Center, le grandi sfere di vetro dell’International Conference Center.
I turisti sono ammaliati dallo spettacolo, gli shanghainesi si gonfiano d’orgoglio.
Icone da cartolina e simboli di un passato recente, perché le ambizioni della città vedono all’orizzonte ben più grandi trasformazioni!
La fiaccola della Nuova Cina, che lascia Beijing dopo le Olimpiadi, corre verso la World Expo.
Tra maggio e ottobre del 2010 si stima che la città accoglierà 70 milioni di visitatori: nuovi investimenti, progetti e grattacieli “per una città migliore e una vita migliore” – come recita lo slogan ufficiale.
Sull’altro versante dello Huangpu edifici del primo ‘900, antiche banche e trading house inglesi, francesi e russe, oggi subiscono una seconda colonizzazione da parte dei brand di alta moda.
Signore con i tacchi alti, uomini d’affari e stranieri indugiano nei piaceri della nuova upper class, tra lussuose boutique, spa, templi del relax, prelibatezze gastronomiche e selezioni di vini pregiati.
Nel trionfo della modernità è facile farsi ingannare e pensare che l’identità della città si riduca a una corsa verso il futuro o a una celebrazione della cultura del consumo, ma a Shanghai il principio di non-contraddizione si polverizza.
La città palpita di commistioni tra vita di quartiere e compound blindati, anziani che giocano a scacchi in strada e fitness center ultra tecnologici, pance all’aria e abiti raffinati, passeggiate serali in pigiama e vibranti dancefloor.
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La Mecca dello shopping

Shanghai è l’indiscussa Mecca cinese dello shopping: insegne colorate, grandi magazzini, negozi di souvenir, sale da tè, scenografiche promozioni a cielo aperto e malls-labirinti sotterranei.
E’ la coreografia di Nanjing East Rd e di People Square, il cuore della città.
I vecchi mercati all’aperto, caotici e affollati scenari delle contrattazioni all’ultimo centesimo, si mascherano di facciate di vetro e si tramutano in shopping center senza alterare le proprie caratteristiche.
E’ il regno dei colori forti, della confusione, del kitsch. Aldilà di People Square, in Nanjing West Rd, la musica cambia radicalmente.
Tra alberghi a cinque stelle, banche, concessionari Porsche e Ferrari, gli shopping malls si fanno più silenziosi, sofisticati, austeri.
Negli ampi e luminosi spazi del Plaza 66 regna la tranquillità, un privilegio che a Shanghai vale quanto un completo di Zegna, una borsa di Dior o un prestigioso Frank Muller.
Gli shanghainesi preferiscono Huaihai Rd, dove le boutique di lusso si alternano a centri commerciali, bancarelle, ristoranti.
E’ un quartiere affollato dai giovani, dove è possibile trascorrere lunghe giornate senza ammaccare il portafoglio.
E’ il territorio di una moda fast, in stile Zara e HM, da mixare con accessori in celluloide o da impreziosire con dettagli di lusso.
Si respira una straordinaria permeabilità a stili e identità nuove.
Nelle laterali di Huaihai Rd, tra gli stretti viali alberati delle vecchie concessioni straniere, piccole ville e caseggiati popolari ospitano molti dei negozi più trendy della città.
Relax, ambienti accoglienti, piccoli caffè, ristoranti e negozi di abbigliamento che diventano salotti e osservatori per trendsetters.
Changle Rd, Julu Rd e Xinle Rd sono le vie cult dello streetwear, delle influenze nipponiche e della vintage culture.
Da Acu, Eno e The Source, design e moda si sposano spesso con performance dal vivo, concerti e djsets.

viaggio a shanghai

viaggio a shanghai

A differenza di Pechino, Shanghai si è più concentrata sulla cultura dei bar, del jetset e del jazz

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Non solo moda

Shanghai è stile, modernità, dinamismo.
L’ambizione avanguardistica della città ne fa un territorio privilegiato per l’arte contemporanea.
Negli ultimi anni molti sono stati gli sforzi nel promuoverla come centro artistico; tra le ultime fatiche il Moca, il museo di arte contemporanea di People Square, che ospita installazioni di artisti di tutto il mondo.
Le espressioni dell’arte contemporanea cinese esacerbano le contraddizioni di un’epoca, e analogo è l’impatto visivo di Moganshan Rd, la rive gauche di Shanghai.
I moderni palazzi svettano su ciò che rimane di un complesso di edifici industriali di inizio ‘900.
All’interno delle vecchie fabbriche, tra prati, rovine e graffiti, l’area si è salvata grazie alla riqualificazione del quartiere come centro di consumo e intrattenimento culturale: gallerie, studi di design, caffè, ristoranti e librerie stanno progressivamente migrando verso M50, il marchio che contraddistingue la rinata Moganshan Rd.
Nel quartiere vi sono alcune delle gallerie storiche più note della città e tra le più rinomate di tutta la Cina.
Tra queste Bizart dell’italiano Davide Quadrio, pioniere nella scoperta di talenti e nella sperimentazione artistica, e Shanghart, la celebre galleria dello svizzero Lorenz Helbling che ha lanciato artisti oggi di fama internazionale quali Zhou Tiehai.
Ma non privo di fascino è anche il quadro surreale dell’Island 6, un isolato edificio di inizio secolo che inaspettatamente sopravvive in un ancor più onirico prato verde.

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Island 6

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Shanghai people

Negli ultimi anni la scena artistica cinese ha visto emergere una generazione di giovani creativi e trendsetters, presto battezzati con il nome di Jelly Generation.

Sono i 30enni nati negli anni ’80, quando le dolci gelatine occidentali si diffusero in Cina e divennero un apprezzato snack.

Come la superficie brillante delle gelatine, riflettono i colori e le inquietudini di un’epoca, oscillano tra differenti forme di sperimentazione estetica, ma preservano la loro identità rifugiandosi nei vissuti interiori, nella nostalgia dell’infanzia.

Soli, liberi di spirito, aperti e spesso egocentrici, si nutrono delle proprie sensazioni, di un esplorazione pura e fanciullesca della vita, al riparo da un mondo in continua rivoluzione, centrato sull’economia e la cultura dell’immagine, del quale peraltro fanno parte.

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Taozhiyaoyao è una giovane rappresentante della Jelly Generation shanghainese.

Taozhiyaoyao, scrittrice, 31 anni, si divide tra un’immagine di autrice underground, concentrata su piccole storie di vite ordinarie a Shanghai, e quella di trendsetter/stylist delle maggiori riviste di moda Shanghainese, resa celebre anche da frequenti apparizioni televisive.

Idolo dei più giovani per i suoi consigli di stile, prende le distanze dal suo pubblico nella vita privata. Abita con i genitori (“sto bene con loro e poi mi garantiscono una vita molto agiata”), frequenta assiduamente un centro di yoga e passa gran parte del tempo in casa.

Il suo oggetto di stile?
Le unghie! Fanatica di nail art, le sue decorazioni con motivi colorati e brillantini su mani e piedi spopolano a Shanghai.

La letteratura underground a Shanghai?
Gli stranieri conoscono soprattutto Zhou Weihui di “Shanghai baby” e Mian Mian, entrambe concentrate sulle proprie storie di sesso e amori torbidi in una Shanghai di locali chic, alberghi di lusso e manager stranieri. Intimità femminile, sesso, droga, tutto ciò che è scabroso fa impazzire lettori ed editori al di fuori dalla Cina. Qui non contano proprio niente. Non sono autrici legittimate né dalla letteratura ufficiale né dalla scena underground. E’ spazzatura per voyeur”.

Testo e fotografie di Alessandro De Toni

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