Storia di Hong Kong

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Hong Kong è una vivace metropoli, un centro culturale, economico e finanziario di primo piano. Si trova in Asia Orientale, all’imboccatura del delta del Fiume delle Perle.

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Dati di Hong Kong

Tipo: Regione Amministrativa Speciale
Nome in cinese: 香港
Lingue: Cinese Tradizionale, Inglese, Cinese Mandarino
Gruppi etnici: 93,6% Cinesi; 6,4% altri
Popolazione: 7,234,800
Superficie: 2.755 km2
Prodotto interno lordo: 412.300 miliardi di dollari
Reddito Pro-Capite: $42,437

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Storia di Hong Kong

I primi contatti con gli stranieri: i portoghesi

Hong Kong è il nome con cui veniva denominata l’isola nel Trattato di Nanchino del 1842. I primi insediamenti nell’isola e nei nuovi territori risalgono a circa 35.000-39,000 anni fa, durante il Paleolitico. L’isola durante la storia dell’impero cinese fu considerata di secondaria importanza a causa del territorio montuoso ed inospitale. Le cose cambiarono con l’arrivo in oriente delle spedizioni commerciali e militari delle potenze europee che erano alla ricerca di luoghi strategicamente favorevoli come Hong Kong per stabilire basi commerciali.

I primi ad arrivare furono i portoghesi con Jorge Álvares, nel 1513 che chiamò l’isola su cui sbarcò Tamão. Di lì a poco, stabilirono il primo avamposto commerciale, il primo contatto lungo la nuova rotta che circumnavigava il Capo di Buona Speranza. Nel 1521 la base fu smantellata a causa dell’espulsione dei mercanti portoghesi da parte delle forze Ming. L’isola di Tamão è stata identificata con Nei Lingding Island o Lantau Island.

Sin dal quattordicesimo secolo i Ming avevano proibito alle imbarcazioni private di navigare le coste cinesi meridionali al fine d’impedire qualunque contatto con gli stranieri via mare. Con l’arrivo della dinastia Qing, Hong Kong fu interessata dal decreto di evacuazione dell’imperatore Kangxi, che aveva imposto l’evacuazione delle regioni costiere del Guangdong dal 1661 al 1669. Oltre 16.000 abitanti della regione, compresi quelli di Hong Kong, furono costretti a trasferirsi nell’entroterra. Con la cessazione del decreto, nemmeno 2000 abitanti fecero ritorno alle proprie case.

L’arrivo degli Inglesi: 1842-1941

Le cose erano però destinate a cambiare qualche secolo dopo con le sanzioni imposte dalla dinastia mancese sull’oppio importato dagli inglesi. Nel 1839 iniziò così la Prima Guerra dell’Oppio, terminata con la sconfitta cinese nel 1841. L’isola di Hong Kong fu ceduta sotto la Convenzione di Chuenpi come parte dell’accordo raggiunto tra il Capitano Charles Elliot e il Governatore Qishan. Dopo alcuni ritardi, il 29 agosto del 1842, Hong Kong fu formalmente ceduta al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, sotto il trattato di Nanchino. Venne fondata la Città di Victoria. In seguito alla vittoria sulla Cina con la Seconda Guerra dell’Oppio, la concessione si estese fino a inglobare la penisola di Kowloon e Stonecutter Island. Nel 1898 gli inglesi ottennero una concessione della durata di 99 anni, con la quale la Gran Bretagna ottenne l’isola di Lantau e i nuovi territori, insieme a oltre 200 isolette.

Nel 1841, ovvero quando per la prima volta la bandiera dell’Unione venne issata, Hong Kong contava meno di 7500 abitanti, quasi tutti pescatori Tanka e carbonai Hakka. Durante la decade seguente, innumerevoli immigrati cinesi si riversarono ad Hong Kong in fuga dalla Ribellione dei Taiping e in seguito anche da disastri naturali, inondazioni, tifoni e carestie.

All’inizio del ventesimo secolo Hong Kong era una colonia cosmopolita grazie al suo status di porto franco, una città capace di attrarre un gran numero di cittadini cinesi e occidentali alla ricerca di ricchezze, opportunità lavorative e avventure. Nonostante la nascita di un ceto medio e di una alta borghesia cinese, Hong Kong rimaneva ancora una società irrigidita dalla segregazione razziale, con leggi come la Peak Reservation Ordinance che proibiva l’acquisto di beni immobiliari in certe aree come Victoria Peak ai cittadini di origine cinese. I cinesi della colonia non potevano nemmeno contare su una rappresentanza all’interno del governo locale, nonostante la popolazione cinese costituisse la parte più rilevante della società della colonia.

La dominazione Giapponese e il Massacro del St. Stephen College

La città continuò a crescere costantemente fino al 1941 raggiungendo quota 1,6 milioni di abitanti, quando la città venne occupata dalle forze giapponesi, con la Battaglia di Hong Kong, iniziata l’8 dicembre del 1941 e terminata 18 giorni dopo, il giorno di Natale, il “Black Christmas” di Hong Kong secondo la tradizione locale. La breve dominazione giapponese fu ricordata per le atrocità commesse dalle forze nipponiche, use a prodursi in atti aberranti durante le loro scorribande in Cina, come il massacro del College di St. Stephen, utilizzato in quel momento come un ospedale da campo. I giapponesi, furono incontrati da due dottori, Black e Witney, che furono uccisi e mutilati.

Le forze giapponesi irruppero nelle camerate che ospitavano i soldati britannici, indiani e canadesi feriti e li massacrarono a colpi di baionetta. I sopravvissuti e le infermiere furono imprigionati in due stanze al piano superiore. Poco dopo sopraggiunse un secondo gruppo di militari giapponesi che prelevarono due canadesi dalle stanze e li mutilarono e uccisero all’aperto. Molte delle infermiere vennero stuprate da gruppi di militari giapponesi e poi mutilate. Il giorno dopo i giapponesi ordinarono che i cadaveri venissero cremati. I resti delle vittime in seguito vennero sepolte nello Stanley Cemetery. Naturalmente i cittadini cinesi non furono risparmiati dalle atrocità. A causa della fame e alle deportazioni forzate la popolazione di Hong Kong crollò da 1,6 milioni nel 1941 a 600,000 quattro anni dopo, nel 1945, quando finalmente il giogo nipponico venne spezzato brutalmente.

Ritorno alla Gran Bretagna: 1945-1997

Anche Hong Kong risentì positivamente del boom economico e culturale che investì gli anni del dopo guerra il primo mondo. Una nuova ondata d’immigrati cinesi si riversò a Hong Kong fino al 1949, quando il governo della Cina non passò nelle mani del Partito Comunista Cinese. Molti dei nuovi immigrati erano giunti da altre città portuali come Shanghai e Guangzhou: per scappare dalle forze comuniste avevano trasferito le loro attività commerciali nella colonia britannica, alla ricerca di un fertile tessuto economico dove ripiantare i loro esercizi. Dal 1951, la Gran Bretagna cominciò a chiudere le frontiere con la Cina, stabilendo una zona di confine delimitata e protetta.

In questi anni Hong Kong divenne la prima delle 4 tigri asiatiche grazie a una rapidissima industrializzazione guidata dalle esportazioni del settore tessile, al settore manifatturiero e grazie alla favorevole posizione geografica che le consentiva di regolare i traffici commerciali della Cina con il mondo esterno. Durante gli anni ’80, Hong Kong diventa ufficialmente una delle metropoli più importanti del mondo.

La questione di Hong Kong

Un dibattito tormentato sul destino di Hong Kong si sviluppò sin dagli anni settanta, perché delle ombre si addensavano sul futuro della colonia britannica e un destino incerto la aspettava. Nel 1997 difatti Hong Kong sarebbe dovuta ritornare sotto il controllo cinese. Immaginatevi quale potesse essere lo stato d’animo di un cittadino di Hong Kong degli anni settanta al solo pensiero che la sua bella casa, i suoi film preferiti, il suo lavoro ben pagato, in un futuro non troppo remoto, sarebbero stati determinati e soppressi dalle guardie rosse guidate dalla Banda dei Quattro.

Gli inglesi d’altro canto sembravano quantomeno disinteressati alla difesa della colonia. Nel 1984 terminarono le negoziazioni per controllare il ritorno di Hong Kong alla Cina con la Dichiarazione Congiunta Sino-Britannica che stabiliva che la Gran Bretagna avrebbe riconosciuto la sovranità cinese sul territorio, ma allo stesso tempo, Hong Kong sarebbe rimasta una Regione Amministrativa a Statuto Speciale, governata da una sua costituzione, la Hong Kong Basic Law.

Ritorno alla Cina: l’era di Tung Chee-Wah

Infine la tanto temuta data del 1 luglio del 1997, che aveva fatto nuovamente scappare ondate di cittadini verso mete più accoglienti come il Canada, arrivò, e con essa la fine ufficiale e simbolica del fu Impero Britannico. Tung Chee-Hwa, un imprenditore locale filo-Beijing, fu eletto come governatore. Con il ritorno alla casa madre Cina, la concomitanza di alcuni eventi negativi mise in difficoltà la ormai ex colonia britannica. La crisi finanziaria asiatica e l’influenza aviaria colpirono duramente l’economia locale. Oltre 1,5 milioni di volatili vennero abbattuti per cercare di limitare i danni dell’epidemia. Nonostante le perdite economiche indotte dalla crisi finanziaria, l’incapacità di Tung di regolamentare i prezzi immobiliari portò a una bolla che ridusse molte persone sul lastrico. Solo nel 2002 Hong Kong si è ripresa ed è ritornata a regime.

Nel 2005, un ex ufficiale e sir del governo britannico, Donald Tsang, fu nominato come governatore di Hong Kong. Dal 2006 furono condotte una serie di campagne sanitarie per prevenire contaminazione e prodotti contraffatti dalla Cina, in seguito ai numerosi scandali che avevano afflitto la mainland. Leung Chun-ying è stato appuntato come governatore nel 2012 da una commissione elettiva composta da 1200 membri accuratamente selezionati da Beijing. Sotto il governo di Leung sono iniziate una serie contestazioni da parte della popolazione, soprattutto giovanile, insofferente verso le sempre più insistenti restrizioni ingiunte dal governo filo-cinese. In un recente sondaggio del 2016, solo il 17,8% della popolazione di Hong Kong si considera cinese, mentre quasi il 42% si considera soltanto cittadina di Hong Kong.

Immagini di Hong Kong

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Il Buddha Gigante di Hong Kong, il Tian Tan Buddha nell’isola di Lantau. 260 gradini portano a questo immenso Buddha fatto di bronzo. La struttura comprende un museo, reliquie e una campana scolpita.
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Un’affascinante visuale della futuristica skyline di Hong Kong vista da Kowloon.
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Photo by Colin Tsoi

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