Recensione di Millennium Mambo di HOU HSIAO HSIEN

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Vicky, una ragazza molto attraente che si occupa delle relazioni pubbliche in un locale notturno di Taiwan, è contesa da molti uomini ed instaura con questi brevi ma intense relazioni sentimentali.

MILLENNIUM MAMBO (2001) -QIANXI MANBO di HOU HSIAO HSIEN

Durata: 120′
Origine: Francia, Taiwan
Produttore: T’ien-wen Chu, Eric Heumann, Wen-Ying Huang
Produttore esecutivo: Gilles Ciment, Wern Ying Hwarng
Produzione: 3 H PRODUCTIONS, PARADIS FILMS, ORLY FILMS, SINOMOVIE.COM
Attori: Chen-Er Niu, Qi Shu, Jack Kao, Yi-Hsuan Chen, Jun Takeuchi, Ko Takeuchi, Chun-Hao Tuan, Pauline Chan, Maggie Cheung
Soggetto: Chu Tien-Wen
Sceneggiatura: Chu Tien-Wen
Fotografia: Mark Ping-Bin Lee
Musiche: Giong Lim, Hanno Yoshihiro
Montaggio: Liao Ching-Song
Scenografia: Hwarng Wern-Ying

Hao-Hao e Jack, entrambi lavorano nello stesso night club dove Vicky si esibisce anche come ballerina, sono tra i più importanti uomini con cui la giovane ha legato.

La relazione con Hao-Hao, dj tossicodipendente, è soffocante a causa della sua gelosia e violenza. La sorveglia giorno e notte.

Queste difficoltà portano alla rottura proprio con il sopraggiungere del nuovo anno. Invece Jack, un gangster riservato e generoso, innamorato ma timido, implicato in un giro di affari molto sporchi, dopo averla ospitata da lui, scompare misteriosamente senza lasciare traccia. Vicky nel night fa amicizia con due fratelli giapponesi che la ospitano nel loro paese durante lo svolgimento di un festival cinematografico.

Il luogo ed il calore che trova fra case innevate e vecchie locandine le fanno ritornare il sorriso e la voglia di giocare.

Il silenzio, interrotto solamente dalle risate e dai giochi, del candore del paesaggio innevato si contrappone nettamente al frastuono delle discoteche della città.

La calma e la quiete che Vicky inizia a respirare riescono a mettere a fuoco quello che si cela dentro di lei e così pure il tormento dell sue relazione affettive.

Il film pur presentando una neutralità morale dà degli elementi di riflessione ben chiari. La voce extradiegetica, presente in molti momenti della pellicola, che rimembra banalità di una decina di anni ed avvenimenti passati, non si lega alle vicende emotive e psicologiche presenti vissute da Vicky. Piuttosto sembra voler indirizzare a delle soluzioni che però non sono lasciate filtrare completamente. Le luci stroboscopiche, il colore violaceo e riflettente dei neon, le musiche da discoteche martellanti e super commerciali, accompagnate da droghe e alcolici, la vuota compagnia di amici che frequenta la giovane accentuano la sua insofferente emotività e la sua solitudine.

Le atmosfere trapelano vicende di una gioventù perduta nella vita notturna dei locali e delle mafie insidiose.

Lo stile narrativo del regista si fa sentire principalmente nei lunghissimi piani sequenza che circondano i personaggi spesso sfuocati, forse perchè non riescono neppure a comunicare tra di loro. Il tunnel illuminato dai neon, percorso all’inizio della narrazione cinematografica, porta ad un’uscita importante: la neve, metaforicamente, diventa la purificazione e la rinascita.

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