I cinesi e la poesia

Curioso di sondare il grado di interesse dei giovani nei confronti della poesia, ho invitato, emulo dei “saloon” letterari della Pechino anni Settanta, alcuni studenti nel mio alloggio a Sanya.

di Fabio Grasselli

Essi studiano in una scuola turistica in cui si impartiscono lezioni di putonghua, di inglese, di storia, di storia dell’arte e di letteratura e sono pressoché miei coetanei; provengono da zone diverse della Cina, nessuno è originario di Hainan.

Molto sorpresi del fatto che io sia occidentale ma sappia parlare e leggere la lingua cinese ed entusiasti della mia idea, arrivano in anticipo in piazza Da Dong Hai, ricolmi ci cibi di ogni tipo: chou tofu, semi di zucca, arachidi, patatine al gusto di gambero, crackers alle noci, biscotti integrali, frutta.

Li accompagno nel mio appartamento dove li aspettano bicchieri di birra pronti per i vari “ganbei”, comode poltrone e buona musica.

Nonostante le consistenti barriere linguistiche, si azzardano commenti, sulla situazione politica attuale in Cina (amano Zhou Enlai), sul risultato delle elezioni in America, riguardo al quale anch’essi sono dispiaciuti, e ancora sul Dao De Jing, Confucio, Qin Shi Huangdi, Zhang Yimou; quando si tocca l’argomento Mao e Rivoluzione culturale, sfoggio le mie fotocopie recanti i testi delle poesie di Duo Duo e li consegno ad alcuni di loro, dopo aver esposto sommariamente la biografia del poeta, del quale, peraltro, non avevano mai sentito parlare. Subito cominciano a porre domande, mi chiedono di contestualizzare le poesie per meglio accedervi.

Si consultano l’un l’altro chiarificandosi a vicenda.

Affermano che i testi del secondo lustro degli anni settanta sono pressoché inaccessibili pure per loro, li ritengono troppo oscuri, mentre meglio si addentrano nei testi dei primi anni della decade in questione.

Ritengono che il linguaggio sia alquanto forbito, ricco di espressioni inusitate, ma elegante.

Un ragazzo, Huasheng, si commuove davanti a “Sogno”, rievocando una delusione d’amore, rilegge ad alta voce alcuni versi a cui fa seguire un profondo sospiro e un commento: “ ah, è scritta bene!”; anche “Congedo” è apprezzata.

Asseriscono che dai versi traspaiono chiaramente, da un lato una profonda avversione nei confronti della Rivoluzione Culturale, dall’altro stima e desiderio di Occidente.

A volte sono costretti a rileggere più volte lo stesso verso per comprenderlo appieno e mi beffeggiano ironicamente per essermi addentrato in una tale selva oscura…

Dopo aver pulito il mio salotto dai resti delle varie vivande, si congedano; Huasheng, confessandomi che egli, a sua volta, nutre una forte passione per la scrittura, mi lascia una breve poesia improvvisata con la quale mi augura una serena permanenza a Sanya.

Mostro alcuni dei testi ad una ragazza ventenne, Zhong Hua, il cui livello di istruzione è pari al nostro diploma di scuola media-superiore.

Insegna inglese ad una classe di bambini in una scuola privata.

Hua si vergogna poiché non riesce a capire i testi e si scusa per il fatto di non potermi aiutare fornendomi una valutazione.

Le ho chiesto, infatti, di scrivermi un breve commento in inglese o in cinese, di espormi, insomma, la sua opinione a riguardo, positiva o negativa che sia. Continua a leggere con occhi sgranati e un sorriso ironico, talvolta si consulta con un’amica e ride.

Finita la lettura l’unica frase che proferisce è: “ mi dispiace, sono troppo difficili”.

Insegno inglese in una scuola privata e decido di dedicare due ore di lezione alla Rivoluzione Culturale, a Mao e infine alla poesia.

Dai commenti degli studenti, ragazzi benestanti, emerge che Mao, chiamato anche “King of China”, gode tuttora di un’ enorme stima, anche fra i più giovani; la Rivoluzione Culturale è giudicata un errore dalla maggioranza della classe, ma non da tutti.

La poesia divide la classe in due gruppi: il primo è composto da persone che non si interessano affatto di poesia e nemmeno pensano di avvicinarvisi, il secondo è formato da coloro che affermano di essere attratti da essa, soprattutto da quella antica, nonostante il significato dei testi resti un mistero; quando chiedo, tuttavia, di consigliarmi un nome tra i poeti contemporanei, il silenzio cala nell’aula.

Uno degli studenti dice che non esistono poeti contemporanei.

Per pura curiosità provo a somministrare “Notte” ad uno studente ventunenne, di cui ora mi sfugge il nome; comincia a leggere ad alta voce, ma già alla seconda riga abbassa il tono e aggrotta le sopracciglia.

Ritorna spesso sulla stessa riga, tenendo il segno con il dito indice.

Aspetto qualche minuto, e finita la seconda parte dell’opera, egli sospira ed afferma che il testo è di difficilissima comprensione, che ci vuole un letterato per farne un’esegesi.

Ci sono termini, come , che nemmeno egli conosce e vocaboli desueti. Tuttavia riesce, grazie ad un buon intuito, a trovare significati celati in metafore, come l’asse di legno pesante, chiara metafora sessuale.

Si addentra, in seguito, in un lungo discorso sulla Rivoluzione Culturale, affermando che pressoché tutti in Cina la ritengono un grande balzo all’indietro, che è anche a causa di essa che le poesie non sono facilmente accessibili: il livello culturale del cinese medio è basso e il sistema attuale, che va uniformandosi a quello capitalista di stampo americano, è avido di competenze professionali piuttosto che letterarie o artistiche.

Lascio alcune fotocopie dei testi di Duo Duo al direttore responsabile della scuola in cui insegno.

Egli è un uomo di mezz’età, un intellettuale autodidatta che parla un discreto inglese pur non avendo mai viaggiato all’estero.

Gli chiedo se cortesemente possa leggere qualche testo, e scrivermi anche poche righe di commento: dopo tre settimane non ha osato leggere nemmeno una poesia breve e si congeda dicendo che non ha trovato neppure cinque minuti per dedicarvisi.

I suoi interessi spaziano dalle lingue straniere all’informatica, dalla finanza alla geografia, ma viaggiano su binari paralleli alla poesia.

Alloggio temporaneamente all’Istituto di Arte Drammatica di Shanghai e colgo l’occasione per rivolgere qualche domanda ad una professoressa.

Dal breve colloquio emerge che nemmeno gli studenti di una scuola di teatro si dimostrano molto interessati alla poesia contemporanea; la prof. Zhang mi dissuade dal presentare i testi di Duo Duo agli studenti poiché, dice, non saprebbero fornirmi nessuna preziosa informazione.

Sempre a Shanghai mi reco nella “Città del Libro”, la più grande libreria dell’Asia: all’interno di questo mastodontico e solenne edificio si trovano libri su qualsivoglia argomento e numerosi testi in lingue straniere.

Scaffali interi per manuali di informatica, arte culinaria, marketing; la poesia contemporanea cinese occupa soltanto un angolino al secondo piano, circa otto metri quadrati. Xiao Kaiyu e Gu Cheng paiono i più letti o, almeno, i meno ignorati, Duo Duo non compare nemmeno sul terminale.

Nelle librerie della catena “Xin Hua Store” la narrativa contemporanea occupa pressoché tutta la zona destinata alla letteratura cinese, la poesia è pressoché inesistente.

Tornato sull’isola di Hainan mi ridona speranza l’incontro con una trentenne di Pechino, una scrittrice.

Ella scrive romanzi e poesie e, avendo vissuto quattro anni in Giappone, si diletta pure in alcune traduzioni.

Purtroppo ella neppure hai mai sentito nominare Duo Duo (1), ma è convinta che la poesia sia così radicata nella cultura cinese che non possa tramontare.

Mi recita a memoria una sua poesia sulla bellezza di Sanya, del cielo e dell’oceano e mi informa che in Marzo su queste idilliache sponde si raduneranno poeti ed artisti, ci saranno recite e letture.

Sembra offesa dal fatto che io mi dichiari sfavorevole al Mao wen ti, lo stile poetico “Maoista” perché Mao è infallibile, è il sole rosso nel cuore di ogni cinese.

Giungo alla conclusione che il quadro è piuttosto allarmante. Il capitalismo all’ ”americana” sta spazzando via gli ultimi baluardi di una cultura millenaria sopravvissuti alla Rivoluzione Culturale, per fare posto ai Mc Donald, ai Kfc, agli abiti firmati e ad oscene musichette pop.

Le uniche poesie conosciute dalla massa sono quelle che si trovano sulle magliette ai mercati, quelle di Mao, scritte in caratteri che emulano i bronzi Shang. Le speranze degli intellettuali crollano come gli ultimi hutong di Pechino.

Nonostante ciò, resta una flebile luce, la si può trovare nei meandri di libri meno conosciuti, che giacciono negli scaffali bui di alcune librerie, è la stessa flebile luce che brillava nei muri delle case e negli scantinati in cui vennero nascosti testi di immensa importanza durante il rogo dei libri ordinato da Qin Shi Huangdi nel 213 a.C., quello stesso lume di candela sotto cui poeti, durante la Rivoluzione Culturale, scrivevano di notte, nascondendosi dal furore invasato delle Guardie Rosse.
Scrive Wu Hengshan (2):

ovvero “ I poeti sono la luce del mondo.

Questa frase è stata proferita dalla bocca del filosofo Carlisle, sono parole sacrosante, ma in un’epoca di puro capitalismo, queste parole sono oltremodo fuori luogo.

Tuttavia, gli uomini superiori sono sempre fuori luogo, come lo fu Van Gogh, come lo fu Nietsche, come lo fu Esenin, agli occhi delle persone comuni essi sono considerati o dei geni o dei pazzi. […]
I poeti sono la luce del mondo. Questo splendore irradia dal paradiso, esso illumina l’essenza e il midollo di qualsiasi cosa. […]”

Note

1 – Scrive Jiang Jiang (“Shi de fangzhu yu fangzhu de shi, shiren Duo Duo ningshi”, Jintian, 1990, n.2 pag 66-75) Il poeta ha cominciato a pubblicare ufficialmente le sue opere nel lontano 1982, ciò nonostante fino ad oggi non è apparsa nessuna critica su di lui in lingua cinese, neanche una piccola, […]non solo ci sono alcune raccolte senza prefazioni o postfazioni, ma neanche si trova traccia di un “manifesto poetico” o al limite di qualcosa come una spiegazione personale. Questo potrebbe essere dovuto a quel concetto inspiegabile secondo cui la poesia è soltanto poesia ed soltanto essa esprime il tutto personale del poeta. […]Sebbene le opere di Duo Duo, sia che li si gusti nella loro interezza o una alla volta, siano di grande spessore, mancano piuttosto di quegli effetti clamorosi risoluti e decisivi stile divo.

2 – Pref. di “Haizi zhuan”, Jiangsu Literature and Art Publishing House, Nanjing 2004, pag.1

1 Febbraio 2005

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