Intervista al pittore cinese He Sen

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Intervista al celebre pittore cinese He Sen.

1. Quando hai cominciato a lavorare? Cosa ti ha portato a decidere di diventare un artista?

Ho cominciato al secondo anno di università, nel 1987, ma sono diventato un artista indipendente solo nel 1991.

2.Quali sono le più importanti influenze nei tuoi lavori?

Le più importanti influenze arrivano camminando per le strade, andando al bar, andando a fare shopping, insomma dalla vita di tutti i giorni attorno a me. In ogni caso la più importante è l’espressione facciale delle persone.

3. Che cosa pensi dei nuovi artisti cinesi?

Credo che i nuovi, giovani artisti cinesi della fine degli anni ’90, siano sostanzialmente differenti nell’approccio/applicazione delle idee e dei materiali paragonati a quegli artisti che hanno cominciato a lavorare negli anni ’80. Oltretutto i primi artisti contemporanei solevano utilizzare nelle loro opere immagini come Mao, la Coca Cola o Mac Donalds. Oggi invece i giovani artisti sono più introspettivi, e conferiscono maggiore attenzione alle loro vite private.

4.Come mai hai deciso questo tema (girl, smoke, toy)?

Il mio interesse deriva dal fatto che questo specifico “mood” è dilagante nelle nuove generazioni cinesi: sembrano essere spaventati dalle responsabilità, quasi come se volessero fuggire. Queste tre cose, le ragazze, il fumo e i giocattoli, mescolate assieme mi sembrano in qualche modo esemplificare questa sensazione. Oltretutto, la ragazza con un giocattolo colta nell’atto di fumare una sigaretta è ancora una bambina, è giovane e ancora bella; ma in qualche modo sta cercando di rifuggire dalle proprie responsabilità.

5. Che cosa simboleggiano i giocattoli nelle tue rappresentazioni?

I giocattoli sono naturalmente qualcosa che viene associato ai bambini, all’infanzia, qualcosa che può essere giocato da chiunque senza richiedere un grande sforzo mentale o energetico. Così, nei miei dipinti vediamo adulti giocare con giocattoli per bambini. Una cosa facile da fare, che non richiede appunto nessuno sforzo. Una fuga.

6. Perché molti personaggi nelle tue pitture sembrano non vedere? E se non possono, che cosa non vedono?

Questo ovviamente era intenzionale: se non ci sono gli occhi, non c’è l’anima. Questo rappresenta una mancanza di spirito molto diffusa tra la gioventù d’oggi. Non c’è vero spirito. Così, se le persone hanno gli occhi, hanno anche lo spirito, ma questi non sono i miei veri sentimenti. C’è un’espressione di noia indefinita sui volti delle ragazze.

7. Che tipi di materiali preferisci utilizzare per i tuoi lavori? Qual’è la tua attitudine verso i colori?

Uso solo colori ad olio, non ho mai utilizzato altri mezzi. E’ una scelta espressiva. In passato, non facevo molto uso di colore. Ma ho deciso di cambiare quando ho realizzato che l’uso del colore mi avrebbe potuto aiutare nel realizzare ciò che provavo. Sebbene preferisca il rosso e il blu, ho deciso di lavorare col rosa e con il blu pallido per questi ultimi lavori. Questi due colori mi sembrano in qualche modo contraddittori se utilizzati insieme: sono due colori che normalmente generano una certa tranquillità d’animo, ma nel contesto di questi dipinti non possono invece non generare una sorta di ansia in chi fruisce l’opera, e l’ansia è un prodotto di un grande numero delle società attuali.

Si ringrazia Red Gate Gallery – Pechino, per la collaborazione

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